Tecnica

I veri prigionieri del Covid

17 Gennaio 2022

Federica Sorrentino

La vicenda che ha visto protagonista Novak Djokovic, n.1 del tennis mondiale, ha suscitato milioni di reazioni, soprattutto via social, tra il serio il grottesco, ma fatto emergere anche considerazioni che invitano a una profonda riflessione. In una di queste, il giornalista Gianfranco Coppola, caporedattore Rai Tgr Campania e presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, sottolinea come l’isolamento di Djokovic in hotel attiguo all’aeroporto di Melbourne non possa farlo ritenere “prigioniero del Covid”. Lui che, è il caso di dire, ha fatto carte false per garantirsi il visto di ingresso in Australia per partecipare a uno dei tornei dell’ambito Grande Slam. Detto delle tante persone pure vaccinate che, in procinto di rientrare dall’estero, si ritrovano positive al Covid e dunque costrette a osservare il periodo di quarantena lontano dal proprio Paese in attesa di negativizzarsi, sentiamo di condividere la considerazione secondo cui allora “i veri prigionieri del Covid sono per la seconda volta in due anni i ragazzi delle classi giovanili, i cui campionati sono stati fermati e nel pieno di una fase di crescita si ritrovano prigionieri dei loro campi, dei loro attrezzi, delle loro speranze, dei loro sogni”.

Nella foto: allievi del Rugby Camp 2021 promosso dal Rugby Bergamo 1950 (credits: Rugby Bergamo 1950)