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Eventi 13 Luglio 2025di Eugenio Sorrentino

60 anni fa Gimondi nella leggenda al Tour de France

Dopo 113 tappe e sei edizioni un italiano è tornato a vincere al Tour de France. Jonathan Milan ha spezzato il digiuno imponendosi nell’ottava tappa della Grand Boucle 2025, battendo in volata sul traguardo di Laval il belga Wout Van Aert. Un successo che è anche un modo per onorare qualcosa che appartiene alla leggenda del ciclismo italiano e mondiale, ovvero il sessantesimo anniversario del trionfo di Felice Gimondi in maglia gialla al Parco dei Principi di Parigi. L’allora ventiduenne campione di Sedrina salì sul gradino più alto del podio relegando nei due più bassi Raimond Poulidor, idolo transalpino che in carriera mai riuscì a indossare la maglia di leader del Tour de France, e Gianni Motta. Gli appassionati di ciclismo sanno bene che Gimondi, vincitore del Tour de l’Avenire 1964, non avrebbe dovuto correre sulle strade francesi, ma dopo avere dato segnali inequivocabili di classe e temperamento, spingendo Vittorio Adorni alla vittoria del Giro d’Italia 1965 e salendo anch’egli sul podio dietro Zilioli, il team Salvarani lo convocò. Decisione mai così felice e indovinata. Il racconto del Tour 1965 è scritto nei libri di storia oltre che dello sport. E in Francia, quando si parla di Bergamo, chi è appassionato di ciclismo risponde inequivocabilmente “O Oui! Bergàm, Gimondì”. La monumentale tappa di Rouen significò per Felice Gimondi il primo successo da professionista e la gioia della maglia gialla che, dismessa poi per alcuni giorni, sarebbe stata riconquistata sui Pirenei, per essere difesa sui terribili tornanti del Mont Ventoux e resa definitivamente salda nella cronoscalata del Mont Revard e nella cronometro conclusiva da Versailles a Parigi. Il Tour de France 1965 fu un vero campionato del mondo a tappe e la data del 14 luglio, giorno della festa nazionale francese, quella del corale “chapeau” reso a Felice Gimondi.

Felice Gimondi sulle rampe del Col d’Izoard seguito da Luciano Pezzi sull’ammiraglia della Salvarani (immagine tratta dal profilo Fb “Quel naso triste come una salita”