Quando si vedono gol come quelli di Malinovskyi ad Atene e di Miranchuk quattro giorni dopo a Bergamo, il pensiero corre alla vera e grande amicizia tra i due giocatori, l’uno ucraino e l’altro russo. Li ha descritti bene Matteo Pessina, parlando di loro come di ragazzi che soffrono per la situazione venuta a crearsi con l’invasione armata dell’Ucraina.
La naturale timidezza di Miranchuk è sfociata in un gesto di rispetto, ovvero la scelta di non esultare dopo il gol segnato alla Sampdoria. Gesto ben compreso dai compagni di squadra, riconosciuto e apprezzato dal pubblico. Malinovskyi manifesta il suo dramma affidando pensieri e appelli a Twitter, ricordando come due anni fa a Kharkiv, una delle città più colpite dal conflitto, l’Atalanta abbia giocato con lo Shakhtar in Champions League. Proprio sul Twitter ufficiale dello Shakhtar è apparso un messaggio lanciato da Ruslan Malinovskyi, in cui si appella alla comunità calcistica, a tutti coloro che sono uniti dall’amore per il gioco del calcio, ogni tifoso, ogni calciatore, ogni allenatore, ogni dirigente, unendo le forze per chiedere di fermare la distruzione e lo spargimento di sangue in Ucraina.
Nell’intervento in sala stampa nel dopopartita di Atalanta-Sampdoria, il Direttore Generale Umberto Marino ha sottolineato come la società bergamasca rappresenti un caso unico in Europa, avendo in organico un giocatore ucraino e uno russo, dimostrando che questi due popoli possono convivere insieme. La speranza è che la volontà di pace riesca a fare breccia e la diplomazia prevalga sulle armi.
Una bandiera ucraina con la scritta “No War” mostrata dai tifosi al Gewiss Stadium (Photo Credits: A. Mariani)