Dal laboratorio gasperiniano la nuova Atalanta

Fabio Gennari |

Come il giorno e la notte. Il bianco e il nero. La destra e la sinistra. L’alto e il basso. La stagione dell’Atalanta, nel girone di andata ma anche nell’appendice (vittoriosa) di Coppa Italia, è stata completamente a due facce. Oggi la Dea ha il terzo attacco e la nona difesa di serie A, il cammino in campionato ha regalato un sesto posto a 3 punti dal secondo e con un vantaggio considerevole (+9) sull’ottava in classifica ma è singolare rilevare come ci siano state due versioni, quasi opposte, della Dea gasperiniana di questa stagione. 

L’Atalanta è stata prima in classifica per diverse giornate (7 in totale dall’inizio dell’anno) e si parlava della tenuta difensiva che permetteva di strappare vittorie di misura pur senza offrire uno spettacolo scintillante. Nelle prime gare di questo 2023 si è vista una squadra molto diversa, votata nuovamente all’attacco ma con una difesa che prende più gol di prima. Insomma, la Dea degli 1-0 ha lasciato posto a quella dei 5-2. Un po’ come accadeva in passato. 

Il calcio di Gasperini è questo, il mister aveva detto più volte che la classifica era importante ma che lui preferiva vedere un gioco diverso e, sinceramente, la squadra che si vede oggi è molto più vicina a quella che negli ultimi anni ha regalato emozioni, gol e grandi sogni ai tifosi. Bergamaschi e atalantini ma anche a tutti quelli che amano le belle storie di calcio. 

Certo, per giocare in un certo modo servono gli interpreti giusti ma, soprattutto, serve un tipo di lavoro che vada in quella direzione. Perché il fatto che da alcune settimane sia cambiato il vento, ma che non ci siano stati innesti nella rosa cui poter ricondurre questa inversione di rotta, rende ancora più pesante e importante il lavoro che si fa a Zingonia. Il simbolo, di questo discorso, è senza dubbio Jeremie Boga. 

Il numero 10 nerazzurro sembra il fratello forte e consapevole dei suoi mezzi di quel giocatore che per mesi è parso lontanissimo parente dell’attaccante ammirato al Sassuolo. Il Boga di oggi è forte anche nelle scelte, non teme di puntare l’avversario e spesso è decisivo: a Bologna 2 assist come a Torino e contro la Salernitana il gol che ha spaccato lo 0-0. La sua ascesa è solo l’ultimo esempio di come dal laboratorio di idee zingoniano non si possa mai davvero sapere cosa può uscire. Non resta che stare ad osservare, in tanti casi ammirare, la Dea che cambia pelle. Che ribalta le sue certezze e quelle di chi la segue. Come il giorno e la notte. 

Jeremie Boga, da cedibile a titolare, dimostra quanto valga il ruolo dell’allenatore nel recupero e valorizzazione dei giocatori (Ph: A. Mariani)

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