Sono trascorsi due anni dalla notte di Valencia, indimenticabile sia per lo straordinario risultato ottenuto con una partita da autentici campioni che elevò Josip Ilicic e l’Atalanta all’Olimpo europeo e sia per la bolla in cui Bergamo era stata chiusa appena 24 ore prima con l’inizio del lockdown. Per una incredibile coincidenza, si gioca ancora il 10 marzo, questa volta tra le mura amiche e con il pubblico. Con ancora al 100 per cento, ma con lo stadio riempito per trequarti. Primo passo verso l’agognata nuova normalità, che tale sarebbe se dai confini della Europa geopolitica non rimbalzassero i bagliori di una guerra assurda. Ma si gioca e anche questo vuole essere un segnale di umanità. Perché lo sport unisce e non divide. La vigilia di questo 10 marzo è nell’immagine di Josip Ilicic dietro la porta, seduto come facevano i raccattapalle o i giovanissimi allievi, a osservare i compagni di squadra che si allenano. Basterà che si alzi, faccia quattro passi e si ritroverà in campo, davanti alla porta dove, due anni or sono, ha infilato quattro palloni magici.
Josip Ilicic ripreso durante l’allenamento dell’Atalanta a Zingonia alla vigilia del match con il Bayer L.