Beffati al cinquantesimo del secondo tempo. Dice: eh, ma l’avevamo recuperata, oltretutto con un’azione sartoriale, il Gelli difensore in uscita di testa, l’unica palla utile del bomber Manconi e quel sinistro a incrociare nell’angolino. L’AlbinoLeffe, a Piacenza, ha buttato il punticino per restare in zona playoff riacciuffando la Pro Patria a quota 42. E adesso deve spareggiare alla terzultima giornata con la Virtus Verona, pari classifica della regular season del girone A della C e terzultima ripresa prima del gong che arriverà sul ring dopo Legnago e Trento, da ridurre a sparring partner. E occhio al ritorno di fiamma del Fiorenzuola, una lunghezza e una partita da recuperare.
Il recupero è uguale per tutti, tanto che i seriani l’avevano raddrizzata al novantatreesimo dopo una partita bruttarella anche se in crescendo con l’accumulo di corner nella ripresa, otto a due: come in guerra, parafrasando Vittorio Emanuele III, si va con due bastoni, uno per darle e l’altro per buscarle. Inutile prendersela con l’arbitro, leggi l’espulso Marcolini che reclamava il secondo giallo a Rossi (66’) sulla new entry Galeandro, buona solo per riposizionare lo sballottato 2002 Poletti in corsia in sostituzione dell’azzardo Michelotti a sinistra, o con la sfortuna, inesistente quando si lascia il fianco destro scoperto al trio Lamesta-Rillo-Dubickas al 95′, se i migliori in campo risultano il quarantenne metronomo Genevier e appunto l’attaccante di riserva, ultratrentenne in libera uscita dalla serie D alla seconda marcatura stagionale a ruota di quella casalinga alla Pro Sesto buona unicamente per guadagnare il quattordicesimo pareggio in trentacinque allacciate di scarpe.
Stavolta, poi, è durato pochino, il tempo di non riuscire a rifiatare e riallinearsi per l’ultima diga. Il mancato eroe bluceleste del sabato è subentrato nel finale a Cori, autore della prima delle precedenti tre occasioni in croce dei suoi. Nell’ordine, la svettata (parata da Tintori) dopo 23′ sull’ammollo da trequarti di Gael il veterano, l’unico a sapere dove metterla, quella alta (71′) del perno di riserva citato in premessa, toppa sullo scafo di un reparto inizialmente da acqua imbarcata a secchiate (Milesi-Marchetti-Ntube) tanto da essere cambiato per due terzi con l’ingresso anche di Saltarelli, e infine il tiro a giro smorzato dall’assistman nemico del ko un ottovolante prima dell’imbucata delle illusioni.
Le disattenzioni dietro hanno fatto la differenza, fin dal primo svantaggio entro soli nove minuti con Cesarini ad approfittare della combinazione fondo-area dell’ex Gonzi con Rabbi, libero di rigirarsi per la smorzata di Marchetti e via via verso la zampata in caduta al dell’apripista (palla ancora del volto noto) al rientro dal tunnel respinta di piede da Pagno, passando per il sinistro senza opposizione ma centralissimo dettato dal solito noto al mancato espulso oltre il ventesimo. Se a questo punto del campionato la decina di successi è ancora un miraggio, (più di) un motivo ci sarà. Ora tre finali, ma per davvero.
L’espressione emblematica del ds bluceleste Aladino Valoti a fine partita a Piacenza (credits: ufficio stampa AlbinoLeffe)