Il Memorial Mazza si rinnova nella continuità. Molto più di un claim, una splendida verità che diviene realtà anno dopo anno. Giovedì 30 maggio scatta la 31ma edizione che si chiuderà domenica 9 giugno allo stadio comunale di Treviglio. Dedicata ad Ambrogio, indimenticabile uomo di sport trevigliese, l’evento per il 2024 è pronto a mettere in campo due novità: la competizione femminile e quella dedicata alla categoria Special. Oltre ad Under 16 (Allievi Nazionali) ed Under 15 (Giovanissimi Regionali), Esordienti e Pulcini il piatto, presentato all’antico Borgo La Muratella, ha preso ulteriormente corpo e sapore con 40 squadre al via e quasi 1000 giocatori protagonisti. “Grazie di cuore a tutti, voi siete il Trofeo Mazza. Noi siamo il comitato, ma lo portiamo avanti con voi”, ha detto Pinuccio Redaelli; “Mazza – ha sottolineato il sindaco di Treviglio Juri Imeri – ha caratterizzato la storia trevigliese su più fronti. Se dopo 31 edizioni e 24 anni, il seguito è a questi livelli, è merito del comitato capace di coinvolgere dai più piccoli ai più grandi. Per l’amministrazione è un orgoglio, abbiamo fatto un primo investimento (sul campo) e ne abbiamo in agenda un secondo (gli spogliatoi). Il numero d’edizioni simboleggia anche l’affetto attorno a questa grande kermesse”. Per Sergio Pedrazzini, presidente del CRL “è il momento di stringersi in un calcio sempre più complesso”, per Vincenzo Mazza (figlio di Ambrogio) “il torneo ha sempre bisogno di nuove risorse. L’anima solo coloro che portano avanti questo spettacolo che vede tanti ragazzi esprimersi sul campo”. Il sottosegretario regionale allo sport Lara Magoni evidenzia come Ambrogio Mazza abbia attraversato la storia e come il calcio lombardo con i suoi 180 mila tesserati sia “quella parte sociale che serviva al territorio”. Quanto agli allenatori, panchina d’oro a Davide Possanzini che ha riportato in serie B il Mantova e d’argento ad Ivan del Prato che si prepara ad iniziare la quinta annata al timone della Virtus Ciserano Bergamo. I due, da compagni di squadra avevano vissuto insieme due anni d’oro all’AlbinoLeffe, introdotti da Massimo Ruggeri (presidente degli allenatori orobici) hanno “messo in scena” un simpatico “botta e risposta”: “Non pensavo che Possa diventasse un allenatore di questo livello” ha aperto Ivan, “Io invece sapevo che del Prato avrebbe fatto questo percorso. L’ho vissuto nei suoi ultimi anni, camminava in campo ed era già un allenatore” ha risposto Davide. Battute a parte, così Del Prato: “Bisogna trasmettere idee di gioco, rispetto delle regole, capacità di adattamento e avere un obiettivo sia proprio sia della società. E’un lavoro complesso che la passione ti porta a fare con determinazione”. Possanzini, sotto gli occhi tra gli altri di Ottavio Bianchi, Marino Magrin e Giorgio Magnocavallo, è stato l’artefice di un’impresa vera e propria: “Pensavamo di dover affrontare la D visto che eravamo retrocessi, poi l’esclusione del Pordenone ci ha riportato in C. I giocatori hanno accettato prima di sapere la categoria, oltre 4 mila abbonati hanno fatto un atto di fede. Eravamo partiti per salvarci, siamo sempre stati davanti a tutti. Le idee sono importanti. Il vincitore è quello che alza la coppa, ma il vincente è quello che non ce la fa in quella partita eppure ogni giorno fa il massimo. Ed è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno”.
Panchina d’oro Davide Possanzini, che ha riportato in serie B il Mantova, e d’argento a Ivan del Prato che si prepara ad iniziare la quinta annata al timone della Virtus Ciserano Bergamo (credits: ufficio stampa Memorial Mazza)