Il Toro, quando non lo prendi per le corna, te le fa assaggiare. Pronti: Zanetti su smarcante dal fondo di Warming (23′) e Gineitis in torsione (42′) sulla palla da mancina a rientrare dell’apripista. Ora, insieme alla giornata residua di regular season da disputare, manca solo il nome dell’avversario nel quarto di finale per accedere alle Final Four, estratto a sorte dall’esito della trentaquattresima fra Juventus, Sampdoria e Fiorentina e dalla posizione da conquistare in proprio legata all’ospitata a Zingonia al Sassuolo privo di obiettivi. Per la Primavera dell’Atalanta, in chiaro down psicofisico da ko al fotofinish nella finale di mercoledì scorso di Coppa Italia con la Fiorentina e rivoltata come un calzino da ben cinque avvicendamenti nella formazione iniziale, l’ufficialità del mancato assalto al secondo posto, occupato dall’Inter, che avrebbe consentito il passaggio direttamente in semifinale saltando una sfida, è arrivata insieme alla nona sconfitta in campionato dopo ben otto risultati utili consecutivi di cui un settebello di bottini pieni.
Al tecnico Massimo Brambilla, a bocca asciutta da due partite anche nel senso che oltre a non segnare non si inquadra quello specchio magico o quasi, non ha portato bene concedere il riposo ai big, tra cui i subentrati Sidibe (il capocannoniere), Panada e soprattutto Cisse (decina secca, più 2 nel trofeo della coccarda in semifinale con l’Empoli), fermo al lob a gamba allungatissima tentato sul lancetto del regista bresciano e stoppato dai guantoni avversari al 28′ della ripresa. A onor del vero va aggiunto che gli sballottamenti e i rimpalli con la prima squadra non stanno giovando alla tenuta fisico-atletica del guineano e di Cittadini, out perché acciaccato dopo essere affondato con onore in Laguna. La coppia d’attacco svedese Omar-Fisic, mal combinata, ha tradito l’appannamento estenuato nel tempo del primo, cinquina a referto chiusa nel 2-2 interno col Lecce all’andata per lasciare spazio al vuoto pneumatico, e la fatica del secondo, 196 centimetri poco coordinati, nell’inserirsi nel gioco rigorosamente collettivistico seppur intonato sugli acuti dei solisti dell’allenatore brianzolo. Risultato? Panchina cortissima, sostituti tra cui Hecko e Regonesi dietro con gamba poco allenata alle sfide sui novanta giri di lancetta e gragnuola di conclusioni contro senza produrne di pericolose. E Oliveri, scorporato dall’altro “quinto” Renault, non può cantare e portare la croce da solo. AAA riallineamento ed equilibrio cercansi per non fallire l’assalto allo scudetto.
Una fase del match tra le squadre Primavera di Torino e Atalanta (credits: Torino FC)