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Eventi 4 Maggio 2025di Federica Sorrentino

Riflettere sulla vita spezzata di Riccardo Claris

Il livello più alto della rivalità sportiva è il rispetto. Bisogna partire da questo principio per capire che il tifo non può e non deve uccidere, ma semmai alimentare la passione. Morire per mano violenta davanti casa, a due passi dallo stadio, luogo deputato a vivere la propria passione, lascia sgomenti e inebetiti, perché non c’è alcuna ragione o motivazione che possa giustificare un simile atto. Domenica 4 maggio, la data che ricorda la sciagura di Superga, la città di Bergamo si è svegliata con un lutto. Nel cuore della notte, una lama ha messo fine alla vita del ventiseienne Riccardo Claris, una laurea in economia e un lavoro esercitato a Milano nel settore del mercato finanziario, dopo un periodo di specializzazione in Lussemburgo. Appassionato del gioco del pallone e dell’Atalanta, che seguiva dalla curva nord e in trasferta, con un forte senso di appartenenza, come quello che coinvolge chi ama la squadra del cuore. Gli è stato fatale scendere in strada, nel quartiere Borgo Santa Caterina, dove si stava consumando, da quanto si è appreso, un’accesa lite tra tifosi atalantini e interisti. Ad affondare l’arma letale un ragazzo non ancora diciannovenne, che si è costituito. Riccardo Claris è stato ricordato a Monza, dove avrebbe dovuto essere nel pomeriggio domenicale, dai sostenitori atalantini e brianzoli, accomunati dal ripudio di atti così vili. “Oggi la nostra comunità è profondamente scossa per la drammatica e tragica vita distrutta di Riccardo che, per futili motivi, è stato ucciso per mano di un ragazzo che per tutta la sua esistenza avrà sulla coscienza la gravità dell’azione compiuta”, ha dichiarato in una nota la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali. “Nessuna parola potrà colmare una perdita così grande, ma il nostro dovere è fare in modo che simili tragedie non si ripetano – ha aggiunto la prima cittadina – Bergamo non è una città violenta e l’episodio di accoltellamento tra giovani avvenuto oggi è un fatto gravissimo, che ci interpella non solo come amministratori, ma come cittadini, genitori, educatori. Non possiamo limitarci all’indignazione momentanea: siamo di fronte a un disagio profondo che attraversa le nuove generazioni e che trova terreno fertile in un contesto sociale sempre più fragile”.

Lo striscione esposto nel settore ospiti dello U Power Stadium in occasione di Monza-Atalanta (Ph: A. Mariani)