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Outdoor 25 Maggio 2025di Marco Enzo Venturini

Leclerc sul podio di Monaco tra le due McLaren

La McLaren vince anche il Gran Premio di Monaco, ma stavolta la Ferrari è lì e si prende il secondo posto con Charles Leclerc che chiude sotto la bandiera a scacchi alle spalle di Lando Norris e davanti a Oscar Piastri. Questo è ciò che dicono gli almanacchi, ma solo il tempo potrà determinare che tipo di gara sia stata quella disputata nelle sempre più anguste stradine di Monte Carlo, ormai ampiamente fuori dal tempo per una Formula 1 dalle monoposto troppo grandi, lunghe e larghe per poter anche solo sperare di vedere effettivi sorpassi in pista. E così si aprirà inevitabilmente il dibattito: il cambio di regolamento sancito dalla FIA ha movimentato le cose o, come detto dallo stesso Leclerc in una delicata fase di doppiaggi, correre così «è una barzelletta»? La sensazione è infatti che entrambe le risposte siano accettabili e sensate.

La domenica nel Principato è stata del resto dominata da un unico, grande tema: i due cambi gomme obbligatori per tutti i piloti in gara. Una soluzione introdotta quest’anno e valida solo per Monte Carlo, in modo da permettere un po’ di azione in più laddove le Formula 1 da sole non sono più in grado di garantirla. La conseguenza è però quella di rendere il Gran Premio di Monaco simile più a una partita a scacchi che a una gara automobilistica. Oppure, considerata la presenza lungo il tracciato di un famosissimo Casinò, a una mano di blackjack lunga un’ora e tre quarti.

Diverse le variabili che i muretti box provano a giocarsi, alcune delle quali riuscite, altre riuscitissime, altre ancora completamente fuori bersaglio. Il risultato finale, almeno per le prime quattro posizioni sul traguardo, rispecchia però lo stesso ordine della partenza: primo Norris davanti a Leclerc, Piastri e Verstappen. Dire che tanto tuonò per non piovere nemmeno una goccia, tuttavia, sarebbe improprio. A partire dal quinto posto raccolto dalla seconda Ferrari, quella di un Lewis Hamilton che smarca il primo pit stop con grande anticipo sui rivali e recupera due di quelle posizioni che la penalità post qualifiche gli aveva negato.

A sparigliare ulteriormente le carte sono però soprattutto Racing Bulls, il team di Faenza noto tra gli anni ’80 e 2000 con il nome di Minardi, e Williams. Entrambe a caccia di punti pesantissimi per il campionato, si inventano una strategia apparentemente cervellotica ma a posteriori utilissima per ottenere il massimo risultato possibile. Così Hadjar e Albon, davanti ai rispettivi compagni e con pista libera, scappano mentre Lawson e Sainz rallentano il ritmo creando un trenino di vetture alle loro spalle di fatto guadagnando «gratis» uno dei pit stop obbligatori (Albon, peraltro, restituirà poi il favore). Ne fanno le spese soprattutto le Mercedes, incastrate a fondo gruppo per tutta la domenica e rimaste fuori dalla top ten.

Intanto una Ferrari completamente rivitalizzata rispetto a Imola non sbaglia una mossa, mantenendo Leclerc davanti a Piastri anche nelle fasi più delicate in cui prendere una decisione (e via radio anche l’australiano della McLaren se ne lamenta con i suoi ingegneri). Perde il jolly invece Verstappen, a lungo in testa alla gara ma costantemente in ritardo di un cambio gomme rispetto agli inseguitori. Il risultato è un pit stop all’ultimo giro, quando ormai Norris e Leclerc gli sono entrambi negli scarichi. L’olandese della Red Bull chiude quarto, il ferrarista sogna a lungo il sorpasso vittoria che gli permetterebbe il secondo trionfo casalingo di fila. Ma Monaco è sempre Monaco, e il sorpasso non arriva. Con la situazione pneumatici ormai stabilizzata, le posizioni restano quelle e si arriva al traguardo come si era partiti. E dopo aver sì palpitato fino all’ultimo secondo, con il sospetto però che quella «barzelletta» evocata dal padrone di casa non sia poi così lontana dalla realtà dei fatti.

Charles Leclerc ha chiuso il GP di Monaco alle spalle di Norris (credits: Scuderia Ferrari)