Gli arbitri di calcio hanno imparato a essere richiamati dal Var se qualcosa sfugge ai loro occhi, vuoi perché coperti nell’istante di un episodio meritevole di valutazione, soprattutto in area di rigore, vuoi per collimare le immagini in occasione di una possibile posizione di fuorigioco. Tuttavia, con la tecnologia che pure non assopisce le controversie, l’arbitro continua ad avere spazio per … arbitrare nel senso più tradizionale. E quando capita che fischi un fallo evidente, ignorando, per usare un gerundio caro a molti commentatori, la norma del vantaggio (che resta un’applicazione discrezionale), può succedere che lo stesso arbitro si scusi e lo faccia consapevolmente, facendo prevalere quello stesso fattore umano che più indurre in errore un calciatore. In più c’è l’imprevedibilità, sempre un agguato, che rende il calcio palcoscenico di emozioni e colpi di scena. Si parlerà a lungo del fischio improvvido, ma umano, del giovane arbitro di Milan-Siena, che ha interrotto lo sviluppo dell’azione proseguita e conclusa con la rete di Messias, a gioco fermo. Hanno capito tutti quanto era successo, arbitro e giocatori giunti finanche a consolarlo. Davvero inspiegabile le scuse prodotte dall’AIA, che ha recato un danno d’immagine alla categoria arbitrale. Decisamente signorile e obiettivo il mister rossonero Stefano Pioli, il quale non ha accampato alibi e attribuito la beffa subìta al 96’ dallo Spezia a un concorso di colpe tra i protagonisti in campo. Poteva diventare episodio eclatante in Atalanta-Inter il fallo su Muriel, non rilevato o giudicato tale, che ha fatto arrivare il pallone a Sanchez, sulla cui conclusione Musso si è superato allontanando anche le contestazioni che ne sarebbero seguite.
Ingresso in campo di arbitro e assistenti in una foto d’archivio (credits: Alberto Mariani)