La scomparsa, all’età di 95 anni, di Alfredo Calligaris consegna alla memoria della medicina dello sport un antesignano e un promotore di una ricerca continua sulla fisiologia dei praticanti l’agonismo. Noto per essere stato nello staff della la “Grande Inter” di Helenio Herrera, ha introdotto la pratica della preparazione atletica modernizzando e rivoluzionando i metodi, legando la sua esperienza al dottor Quarenghi in quel di San Pellegrino Terme, che fu a lungo sede di ritiro di Mazzola, Facchetti e compagni. Nato a Rovigno d’Istria il 29 settembre 1926, (il giorno di nascita è lo stesso di Felice Gimondi), diventato professore di ginnastica (nel corso degli anni, tra i suoi allievi, alle medie, il portierone Dino Zoff), deve lasciare la sua terra d’origine per le vicissitudini della Seconda Guerra Mondiale e approda a Trieste, prima consegnarsi all’amore della sua Bruna, mancata tempo addietro, e stabilirsi a Bergamo. E’ stato anche pilota militare e, pochi lo sanno, recitato nel film “La Grande Guerra”. La sua straordinaria cultura e la grande competenze in campo medico-scientifico, eccellono grazie alla umanità e umiltà con cui approccia i rapporti con gli atleti. Il successo dell’Italia di Bearzot al Mondiale 1982 in Spagna è frutto anche del suo contributo, avendo aiutato i giocatori a conservare piedi sani, al di là di ogni possibile trauma. Alfredo Calligaris, che Gianni Brera definì “il modellatore di uomini”, ha seguito le spedizioni azzurre alle Olimpiadi da Londra ’48 a Londra 2012, aiutato a vincere gli sciatori della valanga azzurra e quelli della nazionale di sci nautico. “L’unica attività fisica che fa male, è quella che non si fa” – amava ripetere. Signorile e disponibile, sarà ricordato come grande esempio di virtù che ha messo a disposizione con generosità e altruismo senza pari.
Alfredo Calligaris nel suo studio di casa (photocreditis: Renato De Pascale – per gentile concessione dell’autore)