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BAKU, AZERBAIJAN - SEPTEMBER 18: McLaren pitstop practice during previews ahead of the F1 Grand Prix of Azerbaijan at Baku City Circuit on September 18, 2025 in Baku, Azerbaijan. (Photo by Pauline Ballet/LAT Images)
Outdoor 18 Settembre 2025di Marco Enzo Venturini

McLaren a Baku per il titolo, Ferrari per sfatare l’incantesimo

A due settimane dalla storia, il fascino, le emozioni e le speranze in parte disattese del Gran Premio d’Italia a Monza, la Formula 1 torna in pista in un appuntamento iridato che solo in apparenza si discosta completamente dalla tappa brianzola del campionato. Domenica si corre infatti il Gran Premio di Azerbaigian, su quel circuito di Baku che rappresenta senz’altro un momento della stagione infinitamente meno iconico rispetto a quello che lo ha preceduto, ma i cui motivi di interesse non mancano. La pista costruita sfruttando le strade della città vecchia della capitale azera si è infatti rivelata nel tempo una delle più interessanti tra quelle di nuova generazione, in particolare tra le cittadine. E infatti gare piene di emozioni e colpi di scena non sono mancate nel corso degli anni, sfruttando anche caratteristiche rare per tracciati di tale concezione. Con la stessa Ferrari che potrà quindi provare proprio qui a sfatare l’incantesimo che nel corso del 2025 le ha finora impedito di aggiudicarsi anche solo una vittoria. Magari partendo dalla pole position, visto che negli ultimi quattro anni è sempre andata a Charles Leclerc. Ma le insidie non mancheranno.

Da un lato infatti la pista si avventura nelle stradine di Baku costeggiando anche la Torre della Vergine eretta nel XII secolo, in una carreggiata che supera di poco i 7 metri. Dal lato opposto però si presenta il lunghissimo e larghissimo rettilineo dei box, lungo 2,2 km (esattamente il doppio di quello di Monza), in cui si raggiungono velocità di punta da capogiro e dove non è raro assistere a sorpassi multipli. È quindi necessario trovare un assetto che sia il giusto compromesso tra parti lentissime e velocissime, per evitare sbandate nei punti più lenti garantendo al contempo alle varie monoposto di essere sufficientemente scariche per lanciarsi a tutta velocità nel dritto. La lettura della soluzione migliore ha spesso dato vita a grandi sorprese: dall’incredibile ritiro di Max Verstappen per foratura nel 2021 alla gara persa per lo stesso motivo da Valtteri Bottas nel 2018, fino al clamoroso incidente tra Carlos Sainz e Sergio Perez un anno fa (con Charles Leclerc uscito miracolosamente indenne dalla battaglia che costò il ritiro ai due colleghi). Il tutto senza dimenticare l’edizione del 2017 del Gran Premio di Azerbaigian: una delle domeniche più folli dell’ultimo decennio, terminata con il successo di Daniel Ricciardo e caratterizzata dal tamponamento volontario della Ferrari di Sebastian Vettel ai danni della Mercedes di Lewis Hamilton.

Uno dei più attesi è proprio quest’ultimo, di cui curiosamente proprio nella settimana di Baku sono emerse dichiarazioni sull’ex rivale, legate ai problemi che lo stanno attanagliando in questa sua prima stagione in rosso. «Con Alonso parlo poco, ma Vettel è un vero amico – ha dichiarato Hamilton a «L’Equipe» in un’intervista estiva che solo in settimana il quotidiano francese ha voluto diffondere -. Con nessuno dei due mi sono confrontato sulla mia esperienza in Ferrari, ma ho intenzione di chiamare Seb a breve. Non l’ho ancora fatto per paura di disturbarlo, ma dopo 6-8 mesi credo che il mio quadro sarà ormai sufficientemente chiaro». E nel frattempo, giunto in Azerbaigian, ha aggiunto: «Le caratteristiche della Ferrari dovrebbero adattarsi a questa pista meglio che ad altre, ma pensare di vincere è abbastanza inverosimile».

A cavallo tra ottimismo e realismo è invece il compagno Charles Leclerc, che ha cambiato versione in poche ore. «Ammetto di adorare questa pista, a Baku sono sempre riuscito a inventarmi qualcosa. Ma è anche un circuito molto sincero, mostra i valori effettivi delle macchine. Quindi non possiamo considerarci i favoriti, quelli restano le McLaren e Verstappen. Ad ogni modo faremo tutto il possibile, perché qui in gara può capitare qualsiasi scenario», ha affermato il monegasco nella hospitality Ferrari. Poi, in conferenza stampa, ha parzialmente rettificato la sua prima analisi: «Questo è un circuito che ci ha visti andare forte anche in anni in cui di solito non ci riuscivamo. Quindi la speranza di vincere c’è, anche se dalla pole position alla vittoria ballano davvero tanti giri». E quest’ultimo riferimento è chiaro: le statistiche affermano che proprio qui è stato lui a partire davanti a tutti per quattro volte di fila. La vittoria, però, ancora manca.

Chi invece resta il favorito numero uno è Oscar Piastri, che peraltro a Baku ha vinto la gara dell’anno scorso. E il messaggio al compagno di squadra Lando Norris, che lo ha battuto a Monza solo dopo un ordine di scuderia deciso dal muretto, è chiaro: «Quella situazione fa già parte del passato, ne abbiamo parlato e le discussioni che ne sono scaturite resteranno private. Io non potevo vincere, ne avessi avuto la possibilità forse anche le indicazioni sarebbero state diverse. Ora però sappiamo come correremo da qui in avanti, e in tal senso mi fido del team». Parole che, nel fine settimana che potrebbe regalare alla McLaren un nuovo titolo costruttori, suggeriscono un possibile scenario di lotta tra i due piloti papaya. E, su una pista che ha visto in passato numerosi duelli tramutarsi in incidenti e ritiri, essere i primi tra gli inseguitori potrebbe rivelarsi decisivo. Un dettaglio che al Cavallino non deve sfuggire.

In Azerbaigian, Piastri e Norris possono regalare il titolo costruttori F1 alla loro scuderia (credits: McLaren)