Con una rimonta poderosa, Marta Zenoni si era guadagnata la finale mondiale dei 1500 metri a Tokyo, chiudendo sesta in 4:08.35. Un risultato che coronava mesi di lavoro e sacrifici. Ma la gioia della mezzofondista bergamasca è durata poco: la giuria della World Athletics, accogliendo il ricorso della federazione tedesca, l’ha squalificata per “jostling”, ovvero per un contatto che avrebbe favorito la caduta della tedesca Nele Wessel.
“Mi sono presa il mio tempo prima di scrivere queste parole – ha raccontato Zenoni sul suo profilo Instagram –. Così voglio ricordare il mio primo mondiale, con la soddisfazione di chi ha conquistato la finale mondiale. Non c’è stato nulla di intenzionale in quanto è accaduto: tutta la parte di gara, prima dell’ultimo giro di pista, è stata un susseguirsi di contatti a rischio di cadute. In seguito all’improvviso contatto con la concorrente che poi è finita fuori traiettoria, io stessa stavo per cadere e sono finita ad urtare la concorrente che correva davanti a me”. Marta Zenoni ha poi aggiunto: “Ciò che è passato, invece, sottotraccia, con altrettanto mio dispiacere, è il valore della prestazione che ho realizzato nella gara, che ha degnamente coronato mesi di dedizione assoluta all’atletica e di fatiche improbe, segnando un cambio di passo nel mio profilo atletico”. L’azzurra ha espresso amarezza per la decisione arbitrale, che le ha tolto la chance di giocarsi una finale mondiale storica: “Subirò, mio malgrado, la decisione arbitrale, che mi ha tolto la grande opportunità della finale mondiale di questa sera, ma la prossima occasione è vicina e io sarò più pronta che mai”.
Accanto a lei la Federazione, il suo team e chi conosce la serietà di una ragazza che ha sempre fatto della dedizione il proprio marchio. La squalifica non cancella la sensazione che Marta Zenoni abbia finalmente imboccato la strada giusta verso l’élite internazionale.
Marta Zenoni osserva il tabellone dopo avere tagliato il traguardo della sua batteria dei 1500 a Tokyo (Ph: Grana/Fidal)