Fausto Coppi, il Dio del tempo è il nuovo libro (Bolis Edizioni) del giornalista bergamasco Ildo Serantoni, presentato alla Libreria Ubik, in Borgo Santa Caterina, a Bergamo. Penna storica de “L’Eco di Bergamo” e de “La Gazzetta dello Sport”, il conosciutissimo e pluripremiato autore, – legatissimo anche a Felice Gimondi – ha da sempre nella pallavolo, nel calcio e nel ciclismo il triplo fiore all’occhiello. Ma l’adolescenza contrassegnata dalle imprese del suo idolo, “Il campionissimo” cercava uno spiraglio per essere raccontata. Ed ecco che dalla sua proverbiale creatività senza tempo è nato un fil rouge “Dal record dell’ora al Trofeo Baracchi”.
Proprio questa storica kermesse, che si snodava su una crono a coppie, simbolo della Bergamo che si alzava sui pedali tra il 1950 e il 1991, ideata da Giacomo “Mino” Baracchi (che divenne anche presidente dell’Atalanta). Perché il legame con quell’appuntamento? Presto detto: nel novembre del 1959 è stata l’ultima corsa (chiusa al quinto posto dopo averla vinta nuovamente nel 1958 in tandem con Ercole Baldini) alla quale ha partecipato Fausto Coppi, che sarebbe volato via, a causa della malasanità (una malaria non individuata) il 2 gennaio del 1960. “Coppi è stato lo sportivo con il maggior numero di libri dedicati – spiega Serantoni -, allora serviva un qualcosa di nicchia per raccontare un qualcosa di particolare che potesse confluire in un’opera fuori dai soliti cliché. All’epoca non c’era la tv e i racconti delle imprese si potevano ascoltare solamente per radio facendo, al contempo, galoppare la fantasia. Ma lui non era solo l’uomo delle fughe solitarie (oltre 40 successi con questa modalità), bensì anche un grande specialista per le gare a cronometro. La kermesse che si correva sulle nostre strade era anche l’unica possibilità per ammirarlo dal vivo”.
Nel dialogo con l’editore Cesare Longhi, Serantoni snocciola dati ed emozioni: “E’un libro che ho scritto velocemente – continua – non c’è nessuna fatica, piuttosto la passione. Ammetto d’aver pianto una giornata intera alla notizia della morte di Fausto proprio per l’età e le modalità in cui è sopraggiunta improvvisamente, più di quanto abbia fatto per i miei genitori. Coppi è diventato un mito anche per tutto ciò che lo ha circondato. A partire dal periodo storico e dall’Italia post bellica, per proseguire con le sue vicende amorose e tutto il clamore ad esse connesso. Giulia Occhini, la celeberrima Dama Bianca, partorì in Argentina e il figlio Faustino prese il cognome del padre solo verso i 20 anni visto il sistema italiano nel quale addirittura un partito comunista si mostrava più intransigente del Vaticano rispetto a certe dinamiche”. E sulla base del vecchio adagio, secondo cui “le vittorie non si contano ma si pesano”, la Seconda Guerra Mondiale ha privato di 5 Giri d’Italia e due Tour de France, ma Coppi, con Merckx, è stato il più grande di tutti” anche perché, come sosteneva Gianni Brera “era il prolungamento naturale della bicicletta”.
Ildo Serantoni, a sinistra, con l’editore Cesare Longhi (credits: Pernice Editori)





