È il tempo del lavoro, della valutazione e delle scelte. Raffaele Palladino sta iniziando in questi giorni a scoprire fino in fondo il gruppo nerazzurro, cambiare nella sosta con 14 giocatori fuori sede per le nazionali non ha permesso di valutare già a fondo le forze a disposizione ed è inevitabile che questo lavoro, complicato, debba essere fatto nel momento in cui ci si può guardare in faccia e si può lavorare con serenità al Centro Bortolotti. Chiaramente la classifica di A piange, l’Atalanta con quella rosa non può stare in quella posizione altrimenti, delle due l’una: o abbiamo tutti quanti sopravvalutato il parco giocatori e sono tutti molto meno competitivi di quanto si pensa oppure il rendimento si può e si deve alzare ad un livello superiore. Forte. Europeo.
I più critici obietteranno che prima c’era Gasperini e ora no, verità inconfutabile che va accompagnata con buon senso: se con Gasperini rendi per 10, non è accettabile che ora si viaggi sul 4 scarso. Perchè i valori ci sono e vanno semplicemente tirati fuori con continuità. Per questo torniamo al lavoro, alla valutazione e alle scelte di Palladino di cui sopra.
Il mister dei bergamaschi ha oggettivamente due uomini per ruolo. Abbondanti. Dietro a Kossounou, Hien e Ahanor troviamo Scalvini, Djimsiti e Kolasinac, a destra Bellanova e Zappacosta mentre a sinistra Bernasconi e Zalewski, in mezzo De Roon e Ederson ma anche Pasalic, Brescianini e Musah mentre davanti sono in 7 per 3 maglie: Scamacca e Krstovic, De Ketelaere e Samardzic, Lookman e Sulemana oltre a Maldini. Più Bakker in infermeria. Questo vuol dire che una volta valutati tutti si possono e si devono fare delle scelte. “Gioca chi merita” e “non ci sono titolari” sono frasi dette da Palladino che quindi inserisce pesantemente nelle sue valutazioni anche la meritocrazia di campo. Se questa dirà che invece di Hien merita di esserci Djimsiti lo vedremo, Musah per de Roon o Sulemana per Lookman? Stesso discorso, anche e soprattutto per una questione di sana concorrenza che con un mercato di quel livello e una serie di alternative così di alto livello dovrà produrre novità e risultati. Se servisse, anche sonori scossoni.
Raffaele Palladino ripreso nella serata di esordio sulla panchina dell’Atalanta allo stadio Maradona (Ph: A. Mariani)





