Nel giorno in cui Felice Gimondi avrebbe compiuto ottant’anni, il 29 settembre, la natia Sedrina gli dedica una targa in oratorio nel corso di una cerimonia preceduta dalla messa celebrata dall’amico mons. Mansueto Callioni. Iniziativa promosso da Diego Gimondi, presidente del Centro Studi Cleri di Sedrina, e dal parroco don Pierangelo Redondi. Sarebbe limitativo pensare che solo la sua amata terra ricordi il grande campione, il quale, come sottolinea Norma Gimondi, è sempre presente e amato senza confini. Pedalando da par suo, Gimondi ha testimoniato il lato migliore del ciclismo, fatto di tempra, sacrificio ed etica. Non ha vinto quanto il suo rivale Eddy Merckx, ma ha vinto tutto come Merckx, impegnandolo su ogni terreno e lasciando nulla di intentato per sopravanzarlo. Il grande giornalista Gianni Brera diede a Gimondi due soprannomi: Felix de Mondi e Nuvola Rossa, come il nativo indiano d’America considerato il capo carismatico di tutte le tribù Sioux. Nella sua carriera, Felice Gimondi ha vinto 141 corse, iniziando dal mitico Tour de France del 1965 che lo consacrò alla gloria transalpina fino al terzo Giro d’Italia e alla seconda Parigi-Bruxelles del 1976, per restare ai successi più significativi. In sella, ha mostrato intelligenza, coraggio e determinazione, si è speso da vero bergamasco meritando l’ammirazione degli sportivi e non solo degli amanti del ciclismo. Chi ne ha raccontato le gesta, ha scritto pagine epiche. Come i miti, la storia di Felice Gimondi è per sempre.
Felice Gimondi raffigurato in una delle opere di Soro esposte fino al 16 ottobre al Museo del Falegname di Almenno San Bartolomeo (credits: Pernice Editori)