Tecnica

Lookman l’uomo che guarda lontano 

10 Ottobre 2022

Eugenio Sorrentino

Il giallo mostrato dall’arbitro Doveri all’attaccante anglonigeriano Lookman, autore del primo gol dell’Atalanta all’Udinese, ha lasciato interdetti sia per la modalità del provvedimento, sia per la motivazione. Il direttore di gara ha ritenuto il rituale del calciatore, che usa mimare il gesto del binocolo richiamando il significato del proprio cognome, una sorta di provocazione verso il settore dei sostenitori friulani. Premesso che l’arbitro non è obbligato a conoscere la natura etimologica della radice anagrafica, sarebbe bastato e basterebbe studiare il comportamento dei giocatori per distinguere l’esultanza dai gesti palesemente offensivi e di sfida. La sorpresa di Lookman è tutta racchiusa nel labiale, che si è potuto distinguere chiaramente: “It’s my name”. Lookman, ovvero gergalmente l’uomo che guarda lontano. Qualcosa che richiama i nomi attribuiti dai nativi indiani d’America. A Salerno abbiamo visto in azione il pistolero Pjatek, emulo di Batistuta che ad ogni gol “mitragliava” gli spettatori. Luca Toni mostrava il padiglione auricolare, Beckham in posa scultorea ruotava il capo verso gli spalti dopo avere bucato la porta. Lookman, come ha detto Gasperini, ha il solo torto di chiamarsi così. Nessuno penserebbe di punire la sua esultanza. Ora che è successo, sperando di vederlo ancora e più volte in veste di marcatore, sarà bene chiedere in quale direzione potrà continuare a guardare lontano.

Nell’immagine, la caratteristica esultanza di Lookman (Ph: A. Mariano)