Un lutto doloroso e improvviso per il giornalismo sportivo bergamasco e nazionale. Se n’è andato, a soli 50 anni, Roberto Pelucchi, una penna raffinata che raccontava con meticolosità, precisione e semplicità i fatti dello sport di cui era innamorato. Aveva meritato di diventare nel 2005 redattore de La Gazzetta dello Sport, ruolo che ne aveva fatto apprezzare ancora di più le qualità e la sensibilità. Era figlio di un giornalismo alla vecchia maniera e proprio per questo vero e mail artefatto. Aveva iniziato a L’Eco di Bergamo, arrivando a sommare con le pagine della rosa trent’anni di professione. Impreziosita da due perle librarie: “Il tesoro della Dea”, romanzo dedicato all’Atalanta, e “Le voci della Domenica”, in cui ha ripercorso l’epica e romantica storia di 90 anni di calcio raccontato attraverso i microfoni della radio. Fino al capitolo sentimentale su Vavassori, di cui scelse di parlare nel lavoro a più mani “Una Dea senza tempo”. Con lui se ne va una persona di grandi valori umani, che lascia un segno incancellabile con il suo agire sempre rispettoso di quello altrui.
Roberto Pelucchi, bergamasco, negli ultimi 17 anni a La Gazzetta dello Sport (credits: RCS)