Nel trionfo dell’Argentina di oggi c’è un pezzo dell’Atalanta di ieri, con tre ex nerazzurri a sollevare la Coppa del Mondo in Qatar: il ct Lionel Scaloni, il difensore Cristian Romero e l’ex bandiera atalantina Alejandro Gomez. Tre storie diverse che si sono intrecciate in periodi diversi sotto le Mura veneziane della Città dei Mille. Lasciando tracce diverse.
Ovvio le luci della ribalta sono tutte per il 44enne Scaloni, che a Bergamo è stato poco più che una meteora: due stagioni in nerazzurro al crepuscolo di una carriera di alto livello. E’ arrivato nel 2013 a 35 anni, spremuto dopo gli anni alla Lazio, è stato un rinforzo di esperienza, per la panchina e lo spogliatoio, con sole 15 presenze in campo, quasi tutte con Colantuono come mister. È stato lui però ad accogliere il Papu Gomez in fuga dall’Ucraina dove scoppiava già la guerra nel Donbass: era l’agosto 2014 e il loro è stato un breve transito insieme con la Dea, ma intenso. La convocazione di Gomez nel ciclo Scaloni probabilmente nasce proprio dalla comune esperienza a Bergamo, da un legame nato sui campi di Zingonia. Poi nel 2015 il bivio: Scaloni ormai 37enne non ne ha più e appende le scarpette al chiodo, mentre Gomez di dieci anni più giovane spicca il volo, da promessa talentuosa a giocatore vero che arriva fino alla Champions, fino a sfidare Mbappe’ e Neymar in un quarto di finale perso nel tempo di recupero.
Quella del Papu è una storia diversa: per sei anni e mezzo bandiera atalantina, leader in campo e fuori fino a quella notte di mezzo inverno, quel primo dicembre 2020 in cui litiga con Gasperini e chiude burrascosamente il suo rapporto con l’Atalanta e con Bergamo. Due anni fa a quest’ora Gomez era fuori rosa e cercava squadra, si parlava di provinciali in lotta per la salvezza, del Torino, o di una dorata ultima avventura arabica. Lui voleva la Champions e restare nel giro della nazionale e ha avuto ragione: con il Siviglia ha combinato poco in due anni, tanto è vero che adesso è di nuovo sul mercato, ma restando in un club importante ha conservato la fiducia di Scaloni (e di Messi) scalando il tetto del mondo: la Coppa America la scorsa estate, peraltro con un gol del Papu, e ora il Mondiale con l’ex numero 10 atalantino impiegato nel girone e nei turni eliminatori, ma spettatore nella finale.
Infine Romero, altra meteora nerazzurra, una sola stagione, ma importante: arrivava a 22 anni dal Genoa, era un talento da sgrezzare, con Gasperini è diventato un top player, assaggiando la Champions prima di volare in Premier League al Tottenham, perché a uno così l’Italia andava stretta.
Tre storie diverse, quella di Romero, classe 1998, peraltro è ancora tutta da scrivere e magari tra quattro anni al prossimo Mondiale nel 2026 sarà ancora in finale e volendo anche nel 2030 quando avrebbe solo 32 anni, quella di Gomez, classe 1988, potrebbe ancora riservare sorprese e forse a breve un ritorno in Italia (Monza?), quella di Scaloni, giovane tecnico del 1978, chissà che in un prossimo futuro non lo riporti in Italia e a Bergamo da avversario…
Il ct argentino Scaloni, di nome Lionel come Messi, 15 presenze con la maglia dell’Atalanta (Ph: Alberto Mariani)