Beretta il torinista che ama Bergamo

Simone Fornoni |

“Allora, ce lo date Miranchuk in prestito, a costo zero?”. Quando l’annuncio del rinnovo biennale di una partnership diventa occasione di trattative sottobanco di calciomercato. A domanda di Vittore Beretta, presidente dello storico salumificio, sponsor di maglia del Torino di cui si proclama “aficionado eterno”, 210 anni di storia, 29 stabilimenti, 2700 dipendenti ed esportazioni in 72 Paesi, l’amministratore delegato dell’Atalanta risponde: “Siamo lieti, da bergamaschi, dell’amicizia di un capitano d’impresa che dà lavoro da oltre due secoli, una delle eccellenze con cui ci piace avere a che fare. Certo, il giocatore suscita interesse, ma di concreto finora niente… E abbiamo Ilicic atteso lunedì a Zingonia, sempre che l’amico Sartori da Bologna non decida di portarcelo via prima”.
Parola di Luca Percassi, per una conferenza stampa a due al Gewiss Stadium di Bergamo dove di tutto s’è parlato, tranne di affari: “Vittore mi ricorda mio padre. Tifosi entrambi. Anzi, primi tifosi delle rispettive squadre. Lo spirito Atalanta ha attratto anche la famiglia Pagliuca. E ai nostri partner noi mica promettiamo chissà quali risultati o l’Europa o addirittura la Champions. Siamo una realtà medio-piccola a livello societario, cittadino e provinciale”. Se Luca ribadisce che l’anno sabbatico dai palcoscenici continentali non è un dramma, l’uomo di sport che porta i salumi italiani ai quattro angoli della Terra ha una storia da raccontare: “Nei nostri stabilimenti vicini a Bergamo, a Medolago e a Trezzo, è pieno di assatanati per l’Atalanta. Col calcio iniziammo 35 anni fa col Monza, dal ’91 col Torino decisamente ci ha portato fortuna: erano gli anni di Mondonico e della finale Uefa con l’Ajax. Ma non basta: dal ’98 al 2006 l’abbinamento con la Nazionale di calcio, un argento europeo e i Mondiali. Poi la Ferrari nel periodo di Schumacher, il basket femminile con Schio anche campione europeo e la partnership con la maggior parte di squadre di serie A e B”.
Un case history, quello berettiano, che s’incrocia con quello percassiano per incroci recenti di notorietà internazionale: “Da mezzo secolo abbiamo rapporti continuativi con l’orbe terracqueo, anche col marchio Wüber, acronimo di wurstel Beretta, dal ’76 il primo stabilimento per la produzione del prodotto. Negli USA l’Atalanta è diventata una cosa seria che ha dato prestigio a Bergamo e all’Italia: prima dicevamo di essere vicini a Monza, adesso a Bergamo – rimarca l’industriale di Barzanò dal cuore granata e dalla sede amministrativa trezzese -. I miei più sinceri complimenti alla famiglia Percassi, un esempio di come si prende una società e la si conduce bene con passione e competenza, dal presidente all’ultimo collaboratore”.

Già, ma le rispettive squadre ancora da fare? Spazio ai rimpianti: “Ringrazio il bergamasco Andrea Belotti, ci ha regalato grandi gioie”. E Luca: “Poteva essere nostro, ai tempi del Palermo, prima che lo prendessero loro. Fa strano che un bergamasco non abbia mai avuto a che fare con l’Atalanta. Bremer è una situazione da sbloccare, dopo il patto d’onore per il rinnovo col presidente Cairo. Ma il pubblico è già rassegnato a perderlo. E se Miranchuk arrivasse…”. Titoli di coda a Percassi junior: “Anche Ilicic interessa, al nostro amico Sartori che potrebbe decidere di rubarcelo prima del raduno di lunedì a Zingonia. Sarà un mercato competitivo in cui il nostro obiettivo è migliorare i ruoli, perché di scoperti non ce ne sono. Pinamonti è un giovane interessante, per Ederson conta la volontà di molti, agenti compresi. Ne sapremo di più nei prossimi giorni. Anzi, per la maggior parte dei casi a ritiri già iniziati”.

L’omaggio della maglia Atalanta personalizzata da parte di Luca Percassi a Vittore Beretta (credits: ufficio stampa Beretta)

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