Le parole di rimbrotto pubblico rivolte da Gian Piero Gasperini in conferenza stampa a Cremona verso Rasmus Hojlund, sulla sua mancanza della giusta concentrazione, hanno stupito, ma devono far riflettere. Tutti. Perché se in pochi mesi l’ariete di Copenaghen è diventato a tutti gli effetti il nuovo Haaland è anche per il grande lavoro svolto sui campi di Zingonia con Gasperini che ha saputo gestirlo e dosarlo. Anche nell’utilizzo, pur dandogli ampio spazio da titolare già alla sua seconda settimana italiana, a Monza, o alla sesta di campionato a Roma, complici anche i problemi fisici di Zapata, ma con un inserimento graduale. E un’accelerazione da gennaio, dopo l’importante lavoro svolto nella sosta invernale sul ragazzo, che già nelle varie amichevoli internazionali di dicembre aveva mostrato un atteggiamento tattico più maturo.
Probabilmente Hojlund avrebbe fatto bene anche in un altro club italiano, anche con un altro allenatore, dato il suo enorme potenziale, ma forse non avrebbe fatto così bene, non così rapidamente, e di questo ne è consapevole anche il giocatore, che infatti non scalpita per andarsene subito via, a guadagnare il triplo o il quadruplo nella ricca Premier League.
Le osservazioni di Gasperini (e la sua scelta di farlo partire dalla panchina allo Zini) servono per farlo crescere, per evitare che si possa sedere sugli allori: gli esempi illustri e recenti Hojlund li ha sotto il naso. Il quasi coetaneo Vlahovic, devastante a Firenze ma anche nel suo primo impatto da juventino, si sta perdendo pur avendo potenzialità enormi. Lo stesso Abraham a Roma ha frenato dopo un primo anno esplosivo. E Osimhen a 22 anni a Napoli con Gattuso stava faticando dopo aver fatto bene con Ancelotti. Tutti esempi che il ragazzo di Copenaghen ha sotto gli occhi. L’Atalanta per il bomber danese è l’ambiente giusto per maturare: ha la società giusta dietro, e l’infinito elenco di giocatori plasmati in nerazzurro negli ultimi 6/7 anni è li a dimostrarlo. E Gasperini è il tecnico giusto per farlo migliorare, tatticamente e tecnicamente, anche a suon di rimproveri, anche con qualche panchina salutare a 20 anni. E il turn over con il più esperto e maturo Zapata può essere uno stimolo, per dare di più, per apprendere da un giocatore che ha segnato tanto in serie A, ma anche in Champions.
La scalata di Hojlund può essere senza limiti, magari in futuro solleverà una Champions, vincerà una scarpa d’oro, trascinerà la sua Danimarca ad un altro titolo continentale: ma intanto deve salire gradino dopo gradino e Gasp e la Dea possono aiutarlo a spiccare il volo, nel modo giusto, al momento giusto, senza bruciarsi le ali sotto il sole dei primi successi illusori come 5 gol alla Finlandia o al Kazakistan…
Grande attenzione dei confronti di Rasmus Hojlund, astro nascente del calcio europeo (Ph: A. Mariani)