Calcio

Berlusconi, l’uomo che ha trasformato il calcio in business e show

12 Giugno 2023

Fabrizio Carcano

Nessuno ha rivoluzionato lo sport come lui. Silvio Berlusconi è stato uno dei presidenti più vincenti del nostro calcio, con 5 Coppe dei Campioni/Champions (e due finali perse) e 8 scudetti conquistati dal suo Milan stellare, ma è stato soprattutto l’uomo che ha trasformato il pallone in un business e uno show sul modello degli sport professionistici americani, che aveva studiato a lungo nella prima metà degli anni ‘ottanta con la consulenza strategica di Dan Peterson.

Il suo ingresso nel calcio, nel 1985, è roboante: prende il Milan in un’aula fallimentare, nel punto più basso del club rossonero, si presenta al Meazza scendendo in elicottero sul campo da gioco e rifonda il Diavolo portando dalla Roma campione d’Italia il barone Liedholm, Ancelotti e Di Bartolomei.

Impiega qualche anno per ingranare e capire dai primi errori, poi dal 1987 vent’anni di trionfi: prima la rivoluzione di Arrigo Sacchi e degli olandesi, mutuando un po’ da Cruyff, allora il tecnico numero uno in Europa e dalle sue squadre, l’Ajax e il Barcellona, poi la seconda rivoluzione nel 1991, sostituendo Sacchi con un Fabio Capello 45enne debuttante, che aveva utilizzato negli anni precedenti come dirigente sportivo per l’utopico sogno di una polisportiva Milan negli altri sport di squadra. Parentesi breve, che porterà alle vittorie negli scudetti del volley, del rugby e dell’hockey su ghiaccio, tutti con squadre sponsorizzate Mediolanum, ma anche alla chiusura delle stesse società nella seconda metà degli anni ‘90.

Con Capello in panchina nasce il Milan degli ‘invincibili’ che parla ancora olandese nei primi due anni e poi si affida ad altre star come Savicevic o Boban e al blocco dei ragazzi milanesi cresciuti nel vivaio: Maldini, Costacurta, Albertini, Simone, con i pretoriani berlusconiani come Baresi, Tassotti e Massaro a fare da chioccia. Parallelamente ai trionfi rossoneri, il calcio arriva nei palinsesti di Mediaset, in prima serata, mescolandosi allo show, con conduttori nazional popolari come Raimondo Vianello o opinionisti come Maurizio Mosca. Il calcio così trasloca dal monopolio Rai alla galassia Mediaset (dove arrivano anche gli sport motoristici e quelli americani) aprendo di fatto la strada poi alle pay tv fino a giorni nostri. Ceduto il Milan nel 2017 a un gruppo di investitori cinesi, un anno dopo acquista il Monza che, con a fianco il fedele Galliani, porta prima in B e poi, per la prima volta nella storia del club brianzolo, in serie A facendolo diventare subito protagonista nella stagione di esordio. E poche ore prima della sua scomparsa Berlusconi, ha visto la finale di Champions trasmessa proprio da Canale 5 in chiaro in prima serata.

Nel suo solco nel calcio italiano sono poi arrivati grande gruppi di investitori, alcuni poi finiti a gambe all’aria con dolorosi fallimenti, ma il calcio dopo quel 1985, con il 50enne Berlusconi che arriva a San Siro in elicottero, non è mai più stato lo stesso.

L’immagine con cui il Monza ha salutato Silvio Berlusconi (credits: acmonza)