Il richiamo delle Sirene si riproduce, con forme e modalità diverse, dai tempi del mito di Odisseo. Spesso, in tempi moderni, accompagnato dal profumo dei soldi. Con offerte che appaiono irrinunciabili. Salvo che ai soldi si anteponga la propria storia, i rapporti, il rispetto dei patti sottoscritti. Ed è a questa casistica che appartiene Gian Piero Gasperini. Arrivato a Bergamo per scelta tecnica e diventare protagonista di un progetto societario volto alla internazionalizzazione del brand Atalanta, risulta abbia risposto a più telefonate giuntegli da diverse latitudini. Ci hanno provato in tanti, in Italia e all’estero, ma il Gasp non si è fatto tentare. Sebbene, periodicamente, insieme allo sport del calcio, si intrecci anche il gioco del “va o resta”, da questa postazione mai è stato in dubbio che l’allenatore volesse restare e proseguire la sua esperienza. Siccome la chiarezza è una caratteristica di Gasperini e della famiglia Percassi, che rappresenta anche i Pagliuca, intendersi è gioco facile. Ora, venire a sapere che tra i tentatori ci sarebbero stati anche i prìncipi dirigenti della Al-Nassr, la cui panchina è stata lasciata vuota da Rudi Garcia approdato all’ombra del Vesuvio per dipendere da De Laurentiis (che avrebbe voluto il Gasp), non fa che confermare la serietà e la volontà di Gasperini. Il quale a Bergamo ha trovato modo di esprimere il suo calcio e fare scuola, di essere amato dal pubblico e, grazie ai risultati, essere stimato fuori dai confini orobici. E poi c’è la famiglia, quella degli affetti più cari e quella sportiva, con cui la stretta di mano arriva prima della firma sul contratto. Legami solidi che non scalfiscono, anche quando si presenta la prospettiva di triplicare l’ingaggio. Il calcio, almeno a Bergamo, è amore e passione. Infatti, non a caso, si va all’Atalanta.
L’abbraccio tra Gian Piero Gasperini e Antonio Percassi al termine di Atalanta-Monza (credits: atalanta.it)