“Il 14 aprile 2012, a Pescara, veniva tragicamente a mancare Piermario Morosini. Sono già passati dodici anni, eppure sembra ieri… Il tempo scorre inesorabile, ma il suo ricordo resterà sempre nei nostri cuori, più vivo che mai. Piermario sempre con noi”. Così recita il ricordo commosso dell’Atalanta nei confronti del giocatore a cui è intitolata la costruenda curva sud del Gewiss Stadium. Mai avremmo pensato, nel dodicesimo anniversario del dramma che ci ha privato a soli 25 anni del calciatore figlio di Bergamo e della scuola di Zingonia, di dovere assistere a un altro episodio legato al malore in campo durante una gara di campionato. È accaduto al 71’ di Udinese-Roma, quando il 24enne giallorosso franco-ivoriano Evan Ndicka si è accasciato a terra toccandosi il petto. Soccorso dai medici e portato cosciente fuori dal campo in barella, Ndicka è stato sottoposto a un elettrocardiogramma all’interno dello stadio che ha suggerito di trasferire con urgenza il giocatore in ospedale per accertamenti più approfonditi. I soccorsi tempestivi hanno sicuramente aiutato a gestire nel modo migliore l’emergenza. L’arbitro Pairetto, in accordo con i due allenatori, ha sospeso la partita. Decisione accolta con un grande applauso dal pubblico presente nello stadio friulano. Un esito, per fortuna, ben diverso dal dramma vissuto da Piermario Morosini, il quale cessò di vivere sul campo di Pescara e dalla cui tragica storia è maturata la consapevolezza della prevenzione su tutti i campi di gioco, oggi dotati di defibrillatore. Che, nel caso di Ndicka, pare non si sia reso necessario. La buona notizia è che il giocatore non ha mai perso conoscenza e non è in pericolo di vita. Esemplare il comportamento di arbitro e squadre. L’atteggiamento umano deve prevalere sempre su tutto il resto.
Era il 14 aprile 2012 quando Piermario Morosini, in campo a Pescara con la maglia del Livorno, perdeva la vita per un arresto cardiaco (credits: atalanta.it)