Quando, alla vigilia di Natale, si è saputo della scomparsa di Vittorio Adorni, altro grande campione del ciclismo epico legato alla stagione del duello sportivo tra Eddy Merckx e Felice Gimondi, il pensiero e lo sguardo sono andati al cielo dove tanti pedalatori sulle ruote sono volati ad appassionare gli angeli. Quaggiù si è rimasti a ricordarne le gesta, affidati alle cronache sportive delle epoche passate e scolpite nei ricordi di chi c’era e le ha vissute. Parlando di Vittorio Adorni, le enciclopedie mettono in risalto i grandi distacchi con cui vinse il Giro d’Italia nel 1965 (poco prima che Felice Gimondi, terzo nella corsa rosa, si vestisse di giallo a Parigi nel Tour de France), quando inflisse 11 minuti a Italo Zilioli in classifica generale, e il campionato del mondo su strada a Imola nel 1968 con 9 minuti e 50 secondi sul belga Herman Van Springel. A fine carriera, ha ricoperto ruoli di grande prestigio all’interno dell’Unione Ciclistica Internazionale ed è stato per otto anni presidente del Panathlon International. Adorni, compagno di squadra di Felice Gimondi nella Salvarani, lo fu anche di Eddy Merckx proprio nell’anno in cui conquistò la maglia iridata. Tuttavia, proprio all’epoca della militanza nella Salvarani, Adorni si vestì da Cupido a Diano Marina, al termine di una Milano-Sanremo, facendo incontrare Felice Gimondi con colei che sarebbe diventata sua moglie Tiziana, figlio dei proprietari dell’albergo che ospitava la squadra ciclistica in cui entrambi militavano. Rivalità sportiva e amicizia si combinarono come nelle più belle storie di vita. E fu così che Vittorio Adorni rese Gimondi felice.
Felice Gimondi e Vittorio Adorni al Giro d’Italia 1966 (credits: pinterest.com)