A Roma non è successo, con Carlos Alcaraz nei panni del guastafeste. Ma gli astri si stanno allineando per una seconda opportunità, ancora più ghiotta: una finale tutta italiana in uno Slam, come non è mai successo nella storia, almeno in campo maschile. Dieci anni fa, Flavia Pennetta e Roberta Vinci si giocarono il titolo allo US Open, adesso c’è la possibilità che Jannik Sinner e Lorenzo Musetti possano fare altrettanto al Roland Garros. Per adesso è una suggestione, i prossimi giorni ci diranno se il sogno si potrà materializzare. Nel frattempo Sinner ha raccolto la 17esima vittoria di fila in un Major, rifilando un terrificante 6-0 6-1 6-2 al pur bravo Jiri Lehecka. E sembra difficile che qualcuno possa impensierirlo prima dei quarti di finale, ma sarà comunque favorito prima di ogni match. Indipendentemente dall’avversario.
Ma oggi l’Italia ha un altro top-10, lo splendente Lorenzo Musetti: a dispetto di qualche licenza linguistica di troppo, il carrarino continua a deliziare con un tennis tanto bello quanto efficace sulla terra battuta. Finale a Monte-Carlo, semifinale a Madrid e Roma, ottavi già intascati a Parigi. Domenica se la vedrà contro l’ostico Holger Rune, ma sognare è lecito. In fondo, prima di lui, soltanto Adriano Panatta e Jannik Sinner erano riusciti ad arrivare (almeno) due volte (almeno) negli ottavi del trittico d’oro sulla terra battuta: Monte-Carlo, Roma e Parigi. Se Sinner deve le sue fortune a un’estrazione culturale che è figlia della sua terra d’origine, Musetti è un giocatore su cui è più facile identificarsi. Per le sue umanissime debolezze, ostentate a ogni partita, per una personalità accesa e per un tennis che accontenta anche il più severo degli esteti. È rimasto uno dei pochissimi a giocare il rovescio a una mano, ma non è solo questo: è anche il suo punto forte, il suo colpo migliore, una macchina da highlights. D’altra parte, in tempi non sospetti aveva detto che non avrebbe messo la firma per replicare una (splendida) carriera come quella di Richard Gasquet, che un po’ gli assomiglia e che ha giocato il suo ultimo match proprio a Parigi, contro Sinner. Ambizioni che oggi non sembrano più eccessive, e che Musetti sta legittimando a suon di risultati. E comunque, se non ci sarà il lieto fine nel 2025, abbiamo la ragionevole certezza che sarà tra i favoriti per ancora parecchi anni.
Il bello di questi giorni parigini è che siamo competitivi anche nel settore femminile. Se è vero che il nostro movimento rosa si è un po’ arenato, certe lacune sono (pienamente) mascherate da Jasmine Paolini. Numero 4 del mondo, finalista in carica, ha raggiunto agevolmente gli ottavi ed è la seconda giocatrice ad aver vinto più partite Slam negli ultimi due anni, alle spalle della sola Aryna Sabalenka. Un dato ancora più straordinario se pensiamo che nelle prime sedici (dicasi sedici!) partecipazioni Slam non era mai andata oltre il secondo turno. Adesso sfiderà Elina Svitolina in vista di un possibile quarto di finale contro la pluricampionessa Iga Swiatek. Dovesse andare ancora avanti, sarebbe un risultato straordinario, che ne certificherebbe un ruolo tra le big. “Ormai questo livello le appartiene” ha detto Mats Wilander, ex vincitore di questo torneo e oggi opinionista su Eurosport. Senza dimenticare l’impegno in doppio con Sara Errani: le due sono tra le coppie più forti al mondo e Jasmine – in fondo, chissà – spera di replicare il doblete centrato un paio di settimane fa a Roma. Per l’Italia del tennis è un momento clamoroso, senza precedenti in 150 anni. Tra qualche decennio, forse, ne avremo la corretta percezione. E allora è il caso di goderselo il più possibile.
Sinner ha raccolto la 17esima vittoria di fila in un Major, rifilando un terrificante 6-0 6-1 6-2 al pur bravo Jiri Lehecka (credits: FFT / Roland Garros)