Nel calcio, un presunto errore di interpretazione di un contrasto da parte del direttore di gara genera più reazione di un gol sbagliato. Anche nell’era del Var il dito del tifoso non smette di essere puntato verso il fischietto. Eppure c’è una norma, in vigore da luglio 2025, che equipara i direttori di gara ai pubblici ufficiali e, quindi, chi li fa oggetto di violenza paga ora duramente. A sancirlo è l’articolo 583 quater del Codice Penale, ma oltre alla norma repressiva di fatti violenti, occorre più che mai generare una cultura del rispetto che faccia breccia negli appassionati dello sport più popolare e seguito. Questo il pensiero emerso dall’incontro che si è svolto al Belvedere ‘Berlusconi’ di Palazzo Lombardia, sul tema “Il fischio che unisce”, promosso dalla sezione di Cinisello Balsamo dell’Associazione italiana arbitri con Regione Lombardia e Lega nazionale Dilettanti, e a cui hanno preso parte il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia, con deleghe a Sport e Giovani, Federica Picchi, che per prima ha voluto la necessità di promuovere i valori di correttezza, educazione e responsabilità dentro e fuori dal campo.
“Il rispetto – ha detto Federica Picchi – è la prima regola dello sport e deve diventare patrimonio condiviso, soprattutto tra i più giovani. Gli arbitri non sono solo pubblici ufficiali garanti delle regole, ma veri e propri educatori sul campo, punti di riferimento per promuovere la cultura della legalità e del fair play”. Regione Lombardia crede nel potere dello sport come strumento di formazione civica e sociale: iniziative come questa aiutano a costruire comunità più consapevoli e solidali“.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha sottolineato come il titolo “Il fischio che unisce” dato al convegno sia importante quanto lo è la figura dell’arbitro, un ruolo che egli stesso ha ricoperto in passato. “Ai giovani arbitri, che scelgono con coraggio di misurarsi sui campi da gioco, esprimo il mio grande apprezzamento per una scelta che li aiuta a crescere. Io credo che dobbiamo imparare tutti ad avere più rispetto per gli arbitri, ad apprezzarne il coraggio e le scelte” – ha osservato Ignazio La Russa.
Per Beppe Marotta, consigliere federale, “il fischio deve essere occasione per rispettare chi opera nel terreno di gioco cercando di fare le cose nel migliore dei modi: bisogna imparare ad accettare le decisioni“. “Grazie al 583 quater del Codice Penale, chi dovesse macchiarsi di violenza nei confronti degli arbitri potrà essere punito fino a 16 anni di reclusione” – ha ricordato Antonio Zappi, presidente nazionale Aia. A ruota, Emilio Ostinelli, presidente del Comitato regionale lombardo dell’Aia, che si è compiaciuto per il momento di riflessione voluto da Regione Lombardia per parlare degli arbitri e dello sport vero e pulito, sottolineando che gli arbitri sono protagonisti di un servizio reso al calcio e auspicando che la piaga della violenza vada più velocemente possibile a scemare.
L’arbitro Michael Fabbri, uno dei fischietti della serie A di calcio (Ph: Alberto Mariani)





