Il secondo minuto di recupero fatale in ambo le occasioni, come dire che verso fine stagione la condizione non c’è più, avendo il timer. Un gol preso su svarione di Berto a innescare l’asse Chibozo-Mbangula e l’ultima amnesia fatale a favore di Juventus, che raggiunge la Roma in semifinale Primavera, sull’arpionamento con sinistro nell’angolino di Cerri. Puntare tutto sull’estro freschissimo di Moustapha Cisse, pur con due risultati su tre a disposizione entro il novantesimo non è servito all’Under 19 dell’Atalanta. Perché il superasso venuto dalla Guinea via centro rifugiati in Salento non è mica il diavolo che fa pentole e coperchi: “Un ragazzo di piedi importanti e grandi prospettive, che prima dello scorso febbraio non aveva mai giocato a livello competitivo. Nel calcio di adesso le qualità individuali devono comunque essere al servizio del collettivo”, parola di Massimo Brambilla, l’uomo in panchina fermo ai due scudetti vinti nella categoria, le due Supercoppe e la precedente accoppiata titolo-supercoppa Under 17 coi ragazzi del ’99 tra cui Bastoni e Melegoni. Di Renault e Muhameti, rispettivamente a giro prima dell’1-1 delle illusioni e della beffa finale, svettando sull’ammollo di Bernasconi.
E il boy venuto dalla Guinea, il risolutore di Bologna al piano di sopra? Quattordicesimo sigillo in quello di sotto, una zampata girandosi col mancino alla sinistra del dischetto per tramutare nell’oro colato del pari temporaneo la palla dal fondo di Giovane, poi vittima dei crampi come il regista Panada, al diciassettesimo della ripresa, a ruota di quattro tentativi i cui più eclatanti sono stati il palo lontano preso in controsterzata sul lancio del play nerazzurro (27′) e l’alzata da pochi passi smarcato da Del Lungo (40′) nel primo tempo. Ridisegnata la formazione secondo stilemi gasperiniani, ovvero sempre Sidibe (capocannoniere stagionale, un 2002 che sarà parcheggiato almeno in B) tra le linee con Pagani a far coppia con Mousta, l’esito del campo è sì cambiato, ma pendendo da parte degli avversari, decisamente più freschi e manovrieri, forti di un pressing alto decisivo e dalla panchina più lunga, dall’organizzatore Omic a Sekulararc passando per Turco, con Iling fantasista al vertice alto del rombo: “Siamo arrivati a corto di energie dopo la grande rincorsa del girone di ritorno. Nell’ultimo mese eravamo un po’ svuotati: peccato, ormai eravamo quasi in porto – ha continuato l’allenatore vimercatese -. Un quarto di finale che ricorda la finale di Coppa Italia persa all’inizio del mese con la Fiorentina. Dopo cinque anni in Primavera può essere l’anno giusto per esordire su una panchina pro, anche se all’Atalanta sono affezionato”. I cicli, insomma, non terminano soltanto lassù tra i big.
Un gol subìto al 92’ ha spianato alla Juventus la strada delle semifinali (credits: atalanta.it)