L’Atalanta, con la vicenda Lookman, ha dimostrato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che si va in campo con la forza dei valori che legano ciascun giocatore alla squadra contribuendo a farne un gruppo coeso. Non basta essere un top player, bisogna esserne degni onorando la maglia che si è chiamati a indossare. Premesso che i bravi giocatori, in possesso di grandi qualità tecniche, svolgono appieno il proprio ruolo quando lo mettono al servizio della squadra. Il Pallone d’Oro africano, che da quando ha preso a frequentare l’Aventino (metaforicamente) non ha scambiato palla con i compagni, sudando da sé e per sé, ha risposto alla chiamata per onorare la bandiera del suo Paese (com’era giusto e legittimo che facesse), ma sembra abbia dimenticato di alzare gli occhi verso il vessillo della società a cui è contrattualmente legato. Dovrebbe esserlo anche fedelmente, avendo conquistato traguardi e gloria a Bergamo. E qui entra in gioco il senso di appartenenza. O ce l’hai o ti ritrovi fuori dal contesto, ai margini. Non per essere stato relegato, ma finendoci da solo per forza di cose. L’Atalanta non ha mai chiuso la porta e il cancello scorrevole all’ingresso del Centro Sportivo Bortolotti a Zingonia si apre ad ogni richiesta di un suo tesserato. Ciò nonostante, ne è nata una situazione che mister Juric, chiamato a giudicarla, ha definito, con uno sforzo di diplomazia, spiacevole. Forse, avrebbe voluto dire amara. Perché lo stile e la correttezza societaria sono stati esemplari fin da quando il caso si è manifestato, senza che l’Atalanta avesse contribuito a farlo nascere. Atteggiamento fermo, onesto e composto quello della dirigenza atalantina. Nulla da aggiungere a quanto l’amministratore delegato Luca Percassi ebbe a spiegare per chiarire i termini della faccenda. Resta da attendere e sperare che Lookman maturi la consapevolezza di doversi riappropriare dello spirito giusto e autentico per meritare di tornare in gruppo con l’umiltà di chi è pronto a sudare per la maglia.
L’amministratore delegato Atalanta, Luca Percassi (credits: atalanta.it)