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Eventi 4 Aprile 2025di Federica Sorrentino

“Atalanta una vita da Dea”, emozionante anteprima

Un film documentario per rivivere la magia della finale di Dublino, che ha visto l’Atalanta conquistare l’Europa League, ma anche per mettere in luce lo spirito e il senso di appartenenza che lega i bergamaschi alla squadra. “Atalanta una vita da Dea”, per la regia di Beppe Manzi, al cinema dal 14 al 20 aprile, ha avuto un’anteprima all’UCI Cinemas di Oriocenter. Tra immagini e testimonianze, del presente e del passato, è un ritornare indietro nel tempo, pure recente, per continuare a sognare e guardare avanti verso nuovi traguardi. “Una serata emozionante, speriamo che mister Gasperini rimanga con noi – ha proferito il presidente Antonio Percassi, prima della proiezione e di ricevere in regalo una maglia che riporta il titolo del film – L’Atalanta è una società seria, sta nei limiti delle sua possibilità e lavora per essere sempre più competitiva. Sono arrivato all’Atalanta quattordicenne finendo per diventarne presidente – ha aggiunto, sottolineando che dietro le quinte in società ci sono persone straordinarie che contribuiscono ai successi della squadra. “Fare i complimenti all’Atalanta significa farli a Bergamo” – ha chiosato Antonio Percassi, orgoglioso del fatto che il 70% del merchandising venga acquistato da clienti stranieri, a riprova di come la Dea abbia estimatori ovunque.

Un’ora e quaranta di racconti spalmati in un’altalena di ieri e oggi, che riflette il legame indissolubile della gente bergamasca con la propria squadra. Un concetto ribadito da due bandiere come Pierluigi Pizzaballa e Glenn Stromberg. Il senso del docufilm è raccolto nella frase che chiude i titoli di coda: dedicato a tutti quelli che un giorno hanno detto “dai che ti porto all’Atalanta”. Un racconto che parte dalla settimana di maggio 2024 che ha visto la squadra di Gasperini giocare due finali, quella di Coppa Italia a Roma persa con la Juventus seguita da quella di Dublino che ha fatto la storia, non solo dell’Atalanta ma del calcio italiano. Il terzo assalto fallito alla Coppa Italia si è accompagnato all’infortunio che ha impedito a Marten de Roon di scendere in campo a Dublino. Ma prima di rivivere l’impresa in terra d’Irlanda, contro chi era arrivata a giocarsela con una dote di imbattibilità, bisogna tornare a quando tutto è iniziato. ”Bisogna tornare subito in A” esclamò Antonio Percassi nell’estate 2010 di fronte ai tifosi, prendendo le redini della società con la squadra retrocessa tra i cadetti. E da allora, tornati nella massima serie, la scalata delle posizioni fino al podio e al ritorno in Europa. Scorrono le testimonianze: i calciatori, gli opinionisti, l’.a.d Luca Percassi (“i più importanti insegnamenti li ho ricevuti dalla famiglia e dall’Atalanta”), il co-chairman Stephen Pagliuca (che manifesta stima e ammirazione), Gian Piero Gasperini, il quale afferma di avere sempre considerato Antonio Percassi una persona capace di vedere in anticipo. Quando ha messo piede a Zingonia da presidente, per prima cosa ha riconfermato il mai dimenticato Mino Favini alla guida del settore giovanile. Un ruolo oggi ereditato da Samaden. Scorrono le immagini della presentazione di Gasperini, il 15 giugno 2016. A convincerlo – dice lui stesso – fu l’obiettivo di valorizzare i giovani. Non fu fermato dopo quattro sconfitte nelle prime cinque partite di campionato e vinse la sua sfida con un cambio di mentalità, portando l’Atalanta al quarto posto e centrando la qualificazione diretta alla Europa League. Accanto a lui, sempre, il fido secondo Tullio Gritti. Poi lo sbarco in Champions, arrivando a fare dire a Guardiola che “giocare con l’Atalanta è come andare dal dentista”.  Dalla sera del 19 febbraio 2020 a Milano al trionfo di Valencia che vide protagonista Josip Ilicic, fino al ritorno a Bergamo con lo spettro del Covid e il mantra “Mola mia”. Poi il terzo posto al termine di una stagione completata con gli spalti deserti e la semifinale sfiorata a Lisbona con il Paris St Germain. Ci sono stati momenti che valgono più di una medaglia. Lo dicono Toloi e de Roon, che hanno indossato la fascia di capitano insieme a Djimsiti. Un pò più veterani, come Pasalic, di Carnesecchi, Hien, Kolasinac, Scalvini, Zappacosta, Ruggeri, Ederson, Scamacca, De Ketelaere e Ademola “Mia” Lookman. Ma il trofeo dell’Europa League 2024 resterà un capitolo straordinario, che riscatta chi – come Glenn Stromberg – visse il sogno nel 1988 nell’altrettanto storica semifinale di Coppa Coppe con il Malines. Il docufilm racconta l’impresa con il Liverpool, la semifinale con il Marsiglia, condita dal gol di Ruggeri, un bergamasco, segnato con il piede meno abile. E infine il tripudio di Dublino, con sequenze che nulla hanno a che fare con gli highlights ma mettono insieme volti ed espressioni di chi ha creduto fino in fondo alla realizzazione del sogno. Alla fine Gasperini ha conquistato Bergamo e Bergamo ha conquistato Gasperini. Il quale si ripromette di lasciare la maglia dell’Atalanta nel punto più alto possibile. E poi c’è il resto, ci sono le fondamenta. Atalanta è anche uno stadio a km zero, ristrutturato con l’opera di aziende che orbitano nel raggio di 25 km dalla cittò di Bergamo. Atalanta è una rosa di giocatori che arrivano da altri Paesi, ma sono bergamaschi nel cuore e nella testa. 

La Sala IMAX dell’UCI Cinemas di Oriocenter all’inizio della proiezione di “Atalanta una vita da Dea” (credits: atalanta.it)

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Il presidente Antonio Percassi riceve, dagli autori e produttori di Oki Doki Film e Officina della Comunicazione, la maglia che riporta il titolo del docufilm (credits: atalanta.it)