Quasi cinque ore e mezzo per entrare nella leggenda del tennis. Può sembrare retorica, ma il match di finale a Melbourne che ha visto Rafael Nadal rimontare due set e imporsi a Daniil Medvedev (dieci anni in meno) ricorda quello disputato tra McEnroe e Borg per lo scettro di Wimbledon nel 1980. Partita diventata un film. Tre mesi dopo essere dato per finito, per problemi di natura fisica, il 35enne spagnolo ha smentito e stupito. Sotto di due set e sul punteggio di 2-3 e 0-40 nel terzo, Nadal ha avuto la forza di annullare tre palle break del sesto game, per poi strappare la battuta all’avversario sul 4-4 e vincere 6-4, 6-4, 7-5. Rivincere in Australia tredici anni dopo la prima volta è impresa che può appartenere solo a chi è capace di giocare tennis al massimo livello per l’intera carriera. Gli slam di Nadal sono 21, uno in più di Federer e Djikovic. Ma a rendere grande lo sportivo è sicuramente l’uomo. Esemplare nella vita quanto determinato in campo. Ecco con chi ha perso in semifinale Matteo Berrettini, il quale si è espresso considerando un privilegio e un onore avere la possibilità di condividere il campo con Rafa Nadal. La cui vittoria agli Australian Open rende ancora più prestigioso il cammino di Berrettini, che di set ne ha strappato uno, il terzo, e si è arreso dimostrando le proprie qualità al cospetto di uno dei più grandi tennisti di sempre.
Rafael Nadal festeggia la vittoria agli Australian Open (credits: Eurosport)