Il bilancio economico di una società non è solo consuntivo, ma soprattutto punto di partenza anche quando i conti sono positivi. Lo sono certamente quelli dell’Atalanta, che si conferma in salute, con un patrimonio netto cresciuto da 129,3 a 165,2 nell’anno solare 2021 e la contestuale diminuzione dei debiti da 161 a poco meno di 150 milioni. Nel rendiconto, mezza stagione 2020/21 con il traguardo degli ottavi di Champions League e mezza di quella in corso relativa all’esperienza limitata dalla fase a gironi. I risultati sportivi di assoluto livello hanno contribuito a valorizzare ulteriormente il brand. Lo dimostra l’ammontare delle entrate derivanti dagli sponsor, cresciute di 10 milioni, da 18,2 a 28,2 milioni. Il monte dei ricavi è leggermente migliorato, restando a quota 242 miloni con un delta positivo di 670mila euro. Per avere un metro di riferimento, nel 2018 Atalanta aveva superato per la prima volta i 150 milioni di ricavi. Parallelamente, sono lievitati i costi di produzione, da 166,5 a 189,2 milioni per effetto dell’aumento dei salati (da 67,5 a 82,6 milioni) e dell’ammortamento dei cartellini (da 42,7 a 52 milioni). L’utile dell’esercizio 2021 è pari a 35,1 milioni, sì in diminuzione rispetto ai 51,7 del 2020, ma resta un attivo di tutto rispetto a cui ambirebbero molte grandi squadre, che magari non hanno raggiunto i risultati sportivi dell’Atalanta. La società inizia il nuovo corso nel segno della continuità del progetto che la famiglia Percassi si è dato e che ora chiamato a sé nuove risorse. Altrettanto salutari per il fabbisogno economico volto al consolidamento della crescita sportiva. La storia dell’Atalanta è intrisa di spirito bergamasco, che non si dilapida ma avvolge chi lo acquisisce.
Nel percorso di valorizzazione del brand Atalanta, l’acquisizione del Gewiss Stadium (Ph: A. Mariani)