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Corpo a corpo il racconto di Veronica Yoko Plebani

22 Giugno 2022

Federica Sorrentino

Il fiume Oglio, spartiacque tra le province di Brescia e Bergamo, è una delle sedi naturali dei suoi allenamenti. Veronica Yoko Plebani, 25enne campionessa paralimpica di triathlon, ha reagito alla meningite fulminante trasformando i segni lasciati sul corpo dalla malattia diventando un modello di femminilità e un esempio di vita sportiva. Ne aveva quindici quando le è toccato lottare fra la vita e la morte; dieci anni dopo si è ritrovata a vivere il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nel mezzo un cammino difficile, con la forza di volontà a spingere quanto i muscoli, fino a rendere normale ciò che veniva ritenuto impossibile. Senza rinunciare agli studi (scienze politiche con una tesi sui diritti delle atlete), ha scalato le classifiche del paratriathlon imponendo la propria immagine di donna il cui corpo manifesta le cicatrici in modo naturale. La sua malattia non è stato che un attimo in tutti gli anni della mia vita. Così Veronica Yoko Plebani si è espressa con Maria Iovine, la regista del film documentario “Corpo a corpo” prodotto da Alfredo Fiorillo e Angela Prudenzi, un racconto vivo e coinvolgente della lunga preparazione preolimpica vissuta dall’atleta, proiettato nello stesso giorno a Brescia e a Bergamo dopo la doppia anteprima romana. Un concatenamento tra le due città che saranno Capitale della Cultura 2023. Un viaggio nei cinema estivi destinato a concludersi il 30 giugno a Caserta, con nuovo passaggio a Bergamo due giorni prima. Lei, ambasciatrice di un nuovo modello di bellezza con migliaia di followers, ha voluto che il suo ritratto di atleta riflettesse in tutta la sua veridicità quello di una giovane donna che non si è fermata di fronte ai suoi limiti. E sempre pronta a reagire. Veronica Yoko Plebani, dicono gli autori del docufilm, meritava di essere raccontata nella sua immagine e quintessenza. Come tutte le persone ha vissuto i giorni della pandemia proprio mentre, quarta al mondo tra le atlete della sua specialità, si apprestava a concretizzare il sogno a cinque cerchi. Ecco perché “Corpo a corpo” non racconta di medaglie, ma di quanto sforzo, impegno e sudore sono necessari per puntarvi. Il documentario – come sottolinea la regista Maria Iovine – è un dialogo intimo tra chi racconta e chi si fa raccontare. Le parole si trovano insieme, le immagini si compiono in questo spazio condiviso, in questa connessione prende vita un film che scorre sullo schermo.

L’immagine di presentazione del film documentario “Corpo a corpo” (credits: L’Age d’Or – Luce – Cinecittà)

Il trailer del film documentario “Corpo a corpo”