Con quella di Udine, sono complessivamente 4 (su 300) le partite in cui Marten de Roon ha indossato dall’inizio la fascia di capitano dell’Atalanta con Gasperini in panchina. Sembra incredibile, parliamo di un giocatore che ha giocato ben 271 partite con la maglia della Dea ma 37 di queste sono relative alla stagione 2015/16, ovvero quella precedente rispetto all’arrivo del Gasp a Bergamo. L’olandese con la maglia numero 15 è tornato all’ombra di Città Alta nell’anno della prima Europa, da quando lavora con il tecnico di Grugliasco è un perno formidabile della squadra e del gruppo ma non ha indossato la fascia da capitano continuità per un discorso prima di leadership tecnica (Gomez l’ha avuta per 173 volte) e poi per una serie di incroci legati all’anzianità in maglia nerazzurra: tra Toloi (66) e Freuler (34), altre 100 partite sono sfilate via con de Roon in campo ma non da capitano.
Il totale di 300 capitani nerazzurri si raggiunge con Masiello (11), Raimondi (6), Palomino (4), Carmona e Caldara (1 a testa), l’esempio di de Roon però è importante per un altro motivo: non è necessario portare la fascia al braccio perché uno venga riconosciuto come capitano, leader e punto di riferimento del gruppo. Anzi, il caso dell’Atalanta è forse ancora più emblematico perché vicino al vecchio capitano Gomez, almeno fino al fattaccio con il Midtjylland, ci sono sempre stati una serie di ragazzi che hanno prima compreso e poi tramandato ai nuovi arrivati e ai più giovani il significato della maglia atalantino. De Roon, Freuler, Toloi e da quando è a Bergamo anche Djimsiti sono ormai dei punti di riferimento per tutti, lo stesso Palomino a suo modo ha sempre lavorato per il gruppo con doti da leader silenzioso e la speranza è che in questa stagione, con tanti nuovi elementi che stanno giocando da protagonisti, si possa iniziare a vedere la crescita sul piano del peso nel gruppo anche su altri ragazzi. Koopmeiners e Demiral, entrambi classe 1998, già mostrano in campo il giusto piglio e alle loro spalle impressiona la capacità ad esempio di Okoli (classe 2001) di imporsi con personalità sugli avversari. Perché alla fine, se dimostri in campo di avere stoffa e capacità di reggere la pressione, la leadership viene pian piano riconosciuta dai tuoi compagni.
Tornando a de Roon, l’olandese è il classico esempio di come nel calcio possono fare la differenza spirito di sacrificio, abnegazione e disponibilità alla causa. Non parliamo di uno che ruba l’occhio con giocate sontuose, gol da applausi o lanci di 70 metri per i compagni. De Roon è l’esaltazione di una semplicità che in una squadra ha sempre un peso specifico enorme. Capitano in pectore di questa Dea, sabato con il Sassuolo (e comunque fino al rientro di Toloi) sarà ancora lui a portare il gagliardetto a centrocampo al momento dell’ingresso delle squadre. Dettagli, pensando al soggetto: dategli un avversario da affrontare e lui lascerà tutto nei 90 minuti di gioco. Pasta da capitano.
Marten de Roon con la fascia di capitano a Udine (credits: atalanta.it)