Come affrontare una malattia, sapendo di essere destinati a conviverci, senza esserne condizionati nello svolgimento delle normali attività. E’ il caso di chi soffre del diabete di tipo 1, una patologia cronica che si presenta spesso in età infantile, ed è caratterizzata dalla presenza di elevati valori di glucosio nel sangue, ovvero iperglicemia. Avviene che le cellule beta del pancreas, preposte alla produzione di insulina, vengano catalogate come agenti estranei dai propri anticorpi. Si produce così un danno nell’organismo, perché l’insulina ha il compito di abbassare la glicemia nel sangue. Il riconoscimento sbagliato da parte degli anticorpi fa sì che la quantità di insulina si riduce, fino ad azzerarsi, facendo insorgere il diabete. Chi ne è affetto deve sottoporsi a misurazione dell’insulina, somministrandola quando il livello di abbassa, mediante piccoli dispositivi di infusione. Una terapia che accompagna il malato di diabete 1 per tutta la vita. Ma che non deve essere di impedimento all’attività fisica e sportiva. Al contrario, per chi è affetto da diabete giovanile, lo sport costituisce uno strumento terapeutico che regola la glicemia e il metabolismo, migliora il benessere psicologico e aumenta la fiducia e il senso di controllo sulla malattia. Se accuratamente seguito, facendo attenzione a seguire scrupolosamente la terapia e adattare la dieta, il bambino diabetico impara ad autogestire la glicemia. Ne è un esempio un giovanissimo rugbista che gioca nell’Under 14 del Cernusco Rugby. Si chiama Mattia Napolitano e fino allo scorso anno giocava nell’Under 12 del Fennec Fox Rugby di Gessate. La sua storia di giovane persona affetta da diabete di tipo 1 e la campagna che egli ha intrapreso con i suoi genitori, per sensibilizzare le famiglie su come convivere con la malattia, gli hanno fatto vincere una delle due borse di studio del concorso nazionale “In campo con Fede”, in memoria di Federico Doga, associazione che ha come obiettivo sensibilizzare i giovani sui valori di altruismo e condivisione. Mattia, insieme ai suoi genitori, ha incontrato i compagni di squadra, per spiegare cos’è il diabete di tipo 1 e cosa fare qualora lui si trovasse nelle condizioni di dovere essere aiutato. Un modo diverso di fare squadra, che rafforza l’esperienza di gruppo legata non solo all’agonismo ma estesa alla capacità di condividere e integrare.
Una partita di rugby a livello giovanile (Photocredits: Rugby Bergamo 1950)