La McLaren conclude il Gran Premio d’Ungheria e si presenta alla pausa estiva della Formula 1 come da pronostico: con una vittoria schiacciante, e anzi la quarta doppietta consecutiva. Questa volta con Lando Norris davanti a Oscar Piastri. Tale pronostico sembrava però sovvertibile dall’inattesa e spettacolare pole position strappata da Charles Leclerc nel sabato dell’Hungaroring, ma anche dalla prestazione del monegasco per oltre metà gara. La disastrosa flessione della sua SF-25 negli ultimi 30 giri lo costringono però a rinunciare non solo a una possibile vittoria, ma addirittura al podio (completato dal solito, solidissimo George Russell, terzo su Mercedes). E tutta la sua frustrazione viene trasmessa in mondovisione.
Chiaro che per Leclerc un piazzamento in altre circostanze onorevole come il quarto posto diventi un motivo di rabbia incontrollata se si ripercorre l’andamento del Gran Premio d’Ungheria. Partito in testa, il pilota Ferrari resiste a Piastri mentre Norris viene addirittura inghiottito dal gruppo ritrovandosi quinto alle spalle anche di Russell e Fernando Alonso (superato nel giro successivo). Il monegasco riesce poi non solo a rintuzzare gli attacchi del primo inseguitore, ma addirittura a costruire un piccolo vantaggio nei suoi confronti. Si parla di oltre due secondi e mezzo, che scendono a uno e mezzo dopo il primo cambio gomme dei due. Ma anche questo nuovo divario, frutto dei pit stop effettuati intorno al giro 20, sembra gestibile dalla Rossa numero 16. Nonostante il passaggio dalla mescola medium alla hard, atavico punto debole delle monoposto del Cavallino.
Intanto Norris, attardato alla spalle di Russell, gioca il jolly che deciderà la gara di testa: allunga lo stint e cambia le gomme una volta in meno rispetto a tutti gli altri. Questo scombina i piani Ferrari, consapevole di poter perdere la posizione da Piastri sia anticipando il rientro ai box che posticipandolo. Questo è il momento in cui per la prima volta Leclerc si lamenta via radio: «Dobbiamo discutere di questi aspetti prima del via. Stiamo perdendo un sacco di tempo, finiremo con il perdere la gara», afferma ancor prima di cambiare per l’ultima volta le gomme. E quando il ritorno ai box avviene, improvvisamente, la gara della Ferrari si squaglia.
Leclerc mantiene la posizione su Piastri, e anche un buon distacco: 5 secondi. Peccato che l’australiano lo recuperi in altrettanti giri, superando di slancio il monegasco ormai in piena crisi. Tempo dieci giri e arriva anche Russell, fino a quel momento mai all’altezza della Ferrari: qui il sorpasso è più complicato, grazie alla difesa con il coltello tra i denti del numero 16 (che infatti si buscherà anche una penalità di 5 secondi). Ma il passo indietro è irreale: 2 secondi in più al giro. Tanto che anche piloti doppiati come Ocon e Hulkenberg risultano più veloci della Ferrari.
Terribile la lamentela di Leclerc, che tutto il mondo può ascoltare: «Tutto questo è incredibilmente frustrante. Abbiamo perso tutta la competitività, dovreste solamente ascoltare me. Avrei trovato un modo diverso per affrontare questi problemi. Adesso è diventata inguidabile, sarà un miracolo anche solo arrivare sul podio», tuona. E la pista gli darà ragione. A fine gara arriverà la parziale retromarcia, ma restano i 15 secondi di distacco rimediati sulla linea del traguardo da Russell (divenuti poi 20 per la penalità). E a questo si aggiunge la dodicesima posizione di Lewis Hamilton, che dopo il disastro in qualifica con tanto di invito a Maranello di cambiare pilota, non riesce a risollevarsi nemmeno sulla pista dove ha vinto almeno il doppio delle volte rispetto a chiunque altro.
«Non avevo tutte le informazioni, adesso le ho – rifletterà Leclerc a fine gara -. Abbiamo avuto un problema al telaio intorno al giro 40. Da quel momento in poi ero un passeggero. Non c’era più niente da fare, e ho provato tantissima frustrazione in macchina. Pensavo che i problemi fossero provocati da un’altra scelta, ma alla fine non era così. Il problema era un altro. Ma la delusione e la frustrazione ci sono lo stesso, perché in un anno come questo abbiamo un’opportunità sola per vincere, ed era oggi. Ma non siamo riusciti a sfruttarla. Sono davvero deluso, ci sono stati sicuramente passi in avanti ma di questa prima parte di stagione non salvo niente».
Può invece esultare la McLaren, che centra la quarta doppietta di fila per la prima volta dal 1988. Quando cioè i suoi piloti erano Alain Prost e Ayrton Senna. Non solo: arriva anche la vittoria numero 200, con Norris che prevale su Piastri anche dopo un duello mozzafiato negli ultimi due giri con tanto di contatto sfiorato tra le due vetture papaya. E questo non può che far emergere un ulteriore dato statistico: la Ferrari, da tempo ferma a 248 successi, arrivò a quota 200 a Shanghai 2007. Da allora sono passati quasi 18 anni: decisamente troppi, se si pensa alle pochissime soddisfazioni raccolte da allora.
Lando Norris con il trofeo del Gran Premio di Ungheria (credits: McLaren)