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Enzo Bearzot un padre sulla panchina azzurra

18 Giugno 2022

Eugenio Sorrentino

Quarant’anni fa l’Italia viveva l’epopea degli azzurri di Enzo Bearzot, culminata nella conquista del campionato del mondo 1982 avvenuta l’11 luglio 1982 nella storica finale vinta per 3-1 con la Germania, con Sandro Pertini ospite d’onore e tifoso d’eccezione. Una pagina entrata nella storia del Paese, sia per la natura dell’impresa sportiva, sia per i risvolti con cui è maturata tra critiche e affondi contro il commissario tecnico e gli azzurri da lui selezionati.

Tra i tanti contributi rievocativi, quello condotto alla Domus Orobica dal giornalista Pier Carlo Capozzi e dallo scrittore Stefano Corsi ha avuto come testimone d’eccellenza Cinzia Susanna Bearzot, docente di storia greca all’Università Cattolica di Milano, figlia di Enzo Bearzot. Un’occasione per scoprire la figura del condottiero degli azzurri nella vittoriosa spedizione a Spagna ’82 e rivisitare le vicende che caratterizzarono la partecipazione a quella edizione del mondiale di calcio.

Nato in una frazione di Aiello del Friuli, soprannominato “Vecio” da Giovanni Arpino, 104 volte sulla panchina dell’Italia dal 1975 al 1986. Da calciatore, indossava la maglia numero 4 nel Torino sconfitto dall’Atalanta nella finale di Coppa Italia 1963. Frequentò il liceo classico nel collegio salesiano a Gorizia. Avrebbe dovuto studiare medicina, ma dopo avere superato il provino all’Inter intraprese la carriera calcistica. Tuttavia – come ha sottolineato Cinzia Bearzot – tutta la sua vita è stata segnata dalla profonda formazione culturale ricevuta. Aveva una passione particolare per Orazio, dunque fedele all’etica dell’accontentarsi di poco. Nondimeno per Cesare e Tacito. Si può dire che l’indirizzo di studi della figlia sia stata in un certo qual modo condizionata dalla passione del papà per la cultura classica. Le radici friulane sono rimaste intatte, anche per questo motivo era in sintonia con Dino Zoff, che anni dopo il trionfo spagnolo Bearzot definì un monumento vivente. Ma chi era veramente Enzo Bearzot? “Era Capace di affrontare le difficoltà della vita senza farsi travolgere. Assolutamente indifferente alla popolarità, si prendeva la responsabilità delle scelte, ma gli era rimasto il rancore verso gli autori di pesanti offese, che arrivarono a toccare la sfera personale sua e di alcuni giocatori azzurri – ha spiegato Cinzia Bearzot – Partì per il mondiale dell’82 molto concentrato, ancorché provato per le pesanti critiche ricevute; al ritorno contento e soddisfatto della vittoria, ma con reazioni molto sobrie”.

Stefano Corsi ha ricordato che la sua squadra alla vigilia del Mondiale ’82 fu definita armata Brancarzot, e prima della sfida con Argentina e Brasile, l’Italia di Ridolini. Invece, difese le sue scelte tecniche fino a trionfare. Sul calcio diceva di essere avverso al tifo e alla faziosità. E si disse apertamente innocentista nei confronti di Paolo Rossi.

Chi sarebbe stato Enzo Bearzot calato nell’antichità? Un militare ateniese, perché egli era un uomo libero. E Plutarco probabilmente lo avrebbe inserito nella vita degli uomini illustri. Figure di allenatore a lui simili? Cinzia Bearzot cita due galantuomini nel cuore dei sostenitori atalantini: Emiliano Mondonico e Cesare Prandelli.

Enzo Bearzot ci lasciò nel dicembre 2010. Riposa al cimitero di Paderno d’Adda, paese d’origine della moglie, nella tomba di famiglia. Per i ragazzi dell’82 continuerà a essere il loro condottiero. Fortunati coloro i quali poterono vivere da italiani quella fantastica cavalcata fino al titolo mondiale.

Enzo Bearzot portato in trionfo dai ragazzi dell’82 (credits: figc)



Le immagini dell’incontro con Cinzia Bearzot alla Domus Orobica (credits: Pernice Editori)