Per fortuna ci sono ancora le favole. A lietissimo fine. Perché dopo 50 anni il Lecco torna in serie B. Contro ogni più rosea previsione, contro tutti i pronostici. I blucelesti invece hanno ribaltato tutto e tutti firmando un’impresa frutto di un lavoro sodo, di un budget risicato e con la filosofia dei fari spenti. Ovvero senza pressioni. Prendendo sempre più gusto a recitare il ruolo dell’outsider dopo aver conteso fino all’ultimo la promozione diretta alla Feralpi Salò allenata dal bergamasco Stefano Vecchi. Fuori Ancona, Pordenone ed il Cesena (altra nobile decaduta) ai rigori, lo scalpo eccellente è stato quello del Foggia. Con buona pace di chi imputava il ko dello Zaccheria all’arbitraggio del bergamasco Kevin Bonacina, oscurando ingenerosamente il gioiello su punizione di Franco Lepore (2-1 all’86’). E allora il 37enne fantasista leccese a cui forse è mancata la giusta continuità per proporsi ed incidere a livelli più alti ha messo la doppia firma al ritorno disputato al “Rigamonti Ceppi”. Come all’andata pugliesi avanti (al 4′ con Bjarkason) e ripresi proprio dal rigore di Lepore (34′), poi nel secondo tempo doppio disastro del portiere rossonero Dalmasso a lanciare i lombardi. L’ex atalantino Doudou Mangni calcia, l’estremo difensore respinge sui piedi del centrocampista Lakti che fa 2-1 (77′) poi esce in ritardo su Lepore (88′) che lo scavalca e mette la ceralacca sulla promozione in serie B. Non chiamiamola classe operaia, piuttosto un gruppo di giovani e meno giovani programmati inizialmente per una salvezza tranquilla e poi, tassello dopo tassello, senza vertigini meritatamente ai piani altissimi. Con una banda “made in Zingonia” di tutto rispetto. Perché oltre al già citato Mangni (classe 1993 che pareva destinato a ben altro percorso), svetta il centrocampista Federico Zuccon (2003) senza scordare l’italo-etiope Eyob Zambataro (1998) entrato nel concitato finale e finito pure sul taccuino del direttore di gara. Oltre a loro ci sono pure storie nelle storie. Come quella di Nicolò Buso, nipote di Renato (centrocampista dai piedi buoni transitato da Juve, Fiorentina, Napoli, Sampdoria e Lazio e campione d’Europa con l’Under 21 nel 1992 a Barcellona). Come quella del 32enne Luca Scapuzzi, uno dei tanti gioielli strappati ai vivai nostrani dagli inglesi (nello specifico dal Manchester City al Milan nel 2011) e mai esploso. Come quella di Christian Maldini, primogenito di Paolo e fratello di Daniel mezzapunta prestata dai rossoneri allo Spezia. In tutto ciò, l’alchimista risponde al nome di Luciano Foschi, 55enne di Albano Laziale, anch’egli al punto più alto di una carriera che lo aveva visto navigare costantemente nella terza serie. E’ stato lui a dare un dispiacere ad un certo Delio Rossi (vi ricordate l’Atalanta di Lazzari e Makinwa, del 3-5-1-1 e della retrocessione tra gli applausi?) e a Giacomo Beretta, attaccante passato nell’estate del 2008 dalla Primavera dell’AlbinoLeffe al Milan. Tra premesse e promesse, tra sogni infranti in salsa pugliese (satanelli in C come il Bari in B) e altri che hanno preso forma facendo leva sul fattore-sorpresa. L’ennesimo. Questo però a due passi da casa nostra.
Franco Lepore eroe dei play off del Lecco con tre gol segnati nel doppio confronto con il Foggia (credits: Lecco Calcio 1912)