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Eventi 29 Marzo 2025di Eugenio Sorrentino

Gianluigi Stanga sessant’anni di vita ciclistica

La vita è come andare in bicicletta, se vuoi restare in equilibrio, devi sempre pedalare”. Tre quarti di secolo all’anagrafe, sessant’anni di vita ciclistica. Gianluigi Stanga, direttore sportivo e team manager a livello internazionale, armonizza i raggi della bicicletta come un violinista impreziosirebbe il suo strumento ad arco, gli ingranaggi dei rapporti sui pedali come note su uno spartito composto come i saliscendi di una corsa. Ha pedalato e poi guidato dall’ammiraglia fior di campioni ed eroi di una giornata. Un lungo racconto, difficile da riassumere perché i successi e gli aneddoti sono innumerevoli. Tanto che nella serata a lui dedicata dal Panathlon Club Mario Mangiarotti di Bergamo, di cui è vicepresidente dopo esserne stato presidente dal 2020 al 2024, il racconto ha richiesto un primo e un secondo tempo. O, per meglio dire, due semitappe. Nativo di via Borgo Canale a Bergamo Alta, la culla del compositore Gaetano Donizetti, Stanga è stato suggestionato dal ciclismo fin da adolescente. In piazza Vecchia aveva sede l’Unione Sportiva La Rocca, nelle cui file militava Luigi Mariani, indimenticato panathleta. Stanga è stato ciclista, prima che team manager. La sua prima impresa è stata la salita di San Vigilio, tutta d’un fiato, con la bici del fornaio. La sua prima gara ciclistica, nel 1965, da sedicenne, lo vide arrivare quinto in in circuito di 10 km da coprire cinque volte con partenza e arrivo a Boccaleone. Non è passato molto tempo prima di salutare le vittorie sulle strade provinciali. Arrivata la lettera di assunzione in una società che operava per l’Enel, Stanga ha dovuto ridurre la dose di allenamenti ma ha continuato a correre inanellando una trentina di successi, compreso il trofeo Balzer. 

Nel 1974 la proposta arrivata da Nerio Marabini di diventare direttore sportivo dell’U.C. Bergamasca. Sarà poi Gianni Sommariva, presidente della commissione tecnica della federciclismo, ad offrirgli nel 1978 l’opportunità di andare a lavorare in Grecia. Di lì a poco la Federciclismo lo avrebbe richiamato per preparare le squadre junior alla partecipazione ai mondiali 1979 a Buenos Aires. Il boicottaggio occidentale delle Olimpiadi di Mosca frenò l’esperienza a cinque cerchi. Dopo avere seguito due squadre dilettantistiche agli inizi degli anni 80, il primo incarico in una squadra professionistica arrivò nel 1984 con la Supermercati Brianzoli Wilier Triestina. Team che trovò eco nella telecronaca della Milano-Sanremo di quell’anno, voce di Adriano De Zan, quando il norvegese Ole-Kristian Silseth provò la fuga per poi essere ripreso. Edizione vinta da Francesco Moser, che sarebbe stato ingaggiato due anni dopo. Prima del campione trentino diedero il meglio due atleti di punta bergamaschi, Baronchelli e Conti, che divenne campione italiano su strada nel 1985. Stanga ricorda molto bene la tappa di Foppolo del Giro d’Italia 1986, dove Baronchelli partiva favorito ma si staccò a un 1 km dal traguardo, superato da Visentini, che avrebbe vinto la corsa rosa. Baronchelli, terzo in classifica, non sarebbe ripartito il giorno dopo. La storia di Gianluigi Stanga direttore sportivo corre veloce. Nella stagione seguente, la squadra assunse la denominazione Chateau d’Ax e annoverava tra gli altri il cecoslovacco Milan Jurko. Al Tour 88 il bergamasco Tebaldi, neo professionista, vince una tappa dopo una fuga di 200 km. Al Tour 1989, tappa da Tolosa a Perpignan, Tebaldi ci riprova con altri due compagni restando in fuga per 240 km e battendo in volata il piacentino Perini. Dopo toccò a un altro bergamasco, Giovanni Fidanza, imporsi in uno sprint affollato nella tappa di L’Isle d’Abeau. Un’anteprima dei successi conseguiti con Gianni Bugno che nel 1990 vinse la Milano Sanremo, ma soprattutto il Giro d’Italia, indossando la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, come avevano saputo fare prima di lui solo Costante Girardengo, Alfredo Binda e Eduardo Merckx. Bugno vincerà campionato del mondo su strada 1991 battendo in volata Indurain, alle spalle del quale si era classificato nella Grande Boucle, facendo il bis iridato l’anno seguente. Al Tour de France conquistò il secondo posto in classifica generale nel 1991, dietro a Miguel Indurain, e il terzo nel 1992, preceduto da Indurain e da Claudio Chiappucci. Inoltre fece sua per due anni consecutivi (1990-1991) la tappa dell’Alpe d’Huez – ha raccontato con orgoglio Gianluigi Stanga, di fronte ai panathleti riuniti nella sede di SAPS Agnelli. Dopo tre anni di sponsor Gatorade, il passaggio alla Polti. Nel 1994 Bugno vinse il Giro delle Fiandre. Nel 1995 le soddisfazioni arrivarono con Mauro Gianetti che vinse la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel Gold Race. Stanga si commuove ricordando il dramma, vissuto da vicino, di Fabio Casartelli campione olimpico su strada a Barcellona ‘92, che correva con il team americano Motorola, deceduto al Tour de France il 18 luglio 1995. Lo sfortunato corridore perse il controllo della bici lungo la discesa del Portet-d’Aspet, colle pirenaico e batté la testa contro un paracarro di cemento. Quel drammatico evento fece sì che si arrivasse a correre con il caschetto protettivo. I ricordi di Stanga sono legati a un altro bergamasco, Beppe Guerini, che colse due terzi posti al Giro 1997 e 1998, vinto da Marco Pantani, battuto in volata dal suo corridore sul traguardo di Selva di Val Gardena. Stanga ha avuto con sé il sanpellegrinese Ivan Gotti, al quale è rimasto legato, che nel 1999, dopo l’esclusione dal Giro d’Italia di Pantani per ematocrito alto, vinse per la seconda volta la corsa rosa grazie a un’azione sul Mortirolo con cui staccò l’altro bergamasco Paolo Savoldelli. “Sarei stato più felice di arrivare secondo dietro al Pirata, che primo in quel modo. Un secondo posto alle spalle di Marco sarebbe stato di gran lunga più bello” – avrebbe detto vent’anni dopo Ivan Gotti, uno che non ama le luci della ribalta. Nel frattempo, però, Gianluigi Stanga ha avuto tempo e modo di sperimentare l’uso delle radioline. Proprio nel ‘99. “Nelle fasi conclusive del Giro di Lombardia, che si concludeva a Bergamo, suggerii a Mirko Celestino, di entrare per primo all’ultima curva prima del traguardo nel centro della città. E così si avvantaggiò quel tanto che bastò per andare a vincere”. E pensare che tutta questa cronistoria è solo un estratto dei 27 anni vissuti da Gianluigi Stanga nella  vesti di dirigente nel ciclismo professionistico. Sempre, lui stesso sottolinea, con il personale della squadra per l’80% bergamasco.

Nella classifica dei primi cento team manager nella storia del ciclismo, dal 1869 al 2025, Gianluigi Stanga occupa il 19° posto, con le sue 308 vittorie, tra cui 3 Giri d’Italia, 2 campionati del mondo i su strada, 25 tappe al Giro, 16 al Tour de France e 6 alla Vuelta, 4 campionati italiani, una Milano Sanremo e altre importanti classiche.

Gianluigi Stanga durante il suo intervento al Panathlon Club Mario Mangiarotti Bergamo (credits: Pernice Editori)

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