L’australiano Jai Hindley ha vinto la 105esima edizione del Giro d’Italia, conquistando la maglia rosa nella ventesima tappa quando sulla Marmolada è riuscito a staccare i diretti concorrenti, primo fra tutti l’ecuadoriano Richard Carapaz, nei cui confronti ha potuto gestire il vantaggio di 1’25” nei 17,4 km della cronometro conclusiva a Verona, limitandosi a perdere 7 secondi.
Abbiamo chiesto a Gianluigi Stanga, manager e dirigente ciclistico, nonché presidente del Panathlon Club “Mario Mangiarotti” Bergamo, una valutazione su questa edizione della Corsa Rosa.
Quale giudizio sente di poter dare sul Giro?
“Secondo me vanno considerati due aspetti. Il 105° Giro D’Italia ha richiamato sulle strade tantissima gente, una partecipazione di pubblico incredibil,e forse dovuta al fatto che da un paio di anni tutti aspettavano il momento di uscire e di riappropriarsi di una manifestazione nazionale che è sempre stata nel cuore degli italiani. Poi c’è l’aspetto agonistico. Devo dire che un po’ per la mancanza di alcuni attori principali, che per vari motivi hanno dovuto abbandonare prima della fine della gara, e un po’ per un controllo forse troppo esasperato tra i leader, la corsa è stata decisa nella penultima tappa in salita. Però direi che nel complesso è stato un giro abbastanza bello e interessante”.
Il top e il flop. Chi ha dato più di quello che ci si aspettava e chi meno?
“A grandi linee, chi puntava alla classifica, come Hindley che ha vinto il giro e Canapaz giunto secondo, ha corso al proprio livello. Almeida avrebbe potuto essere il terzo in comodo, ma è incappato nel problema del Covid. Landa, come al solito, ha dimostrato di patire sempre la terza settimana. Insomma, questi erano coloro i quali avrebbero potuto ispirare a vincere il Giro. Di flop non ne ho visti, nel senso che Ciccone è stato bravo a vincere una tappa, Covi è stato bravo a sua volta a vincere la tappa più importante e salvare la faccia al ciclismo italiano. Nel complesso le cose sono andate come era prevedibile”.
Quattro ciclisti bergamaschi, uno ha sfiorato il primo successo di tappa.
“Noi abbiamo comunque Consonni che rimane campione olimpico e naturalmente, essendo lui un inseguitore, non è più veloce di tanti velocisti puri. Quindi, nel caso di un arrivo in gruppo, paga sempre qualcosa. Ci vorrebbe un arrivo ristretto per vincere una tappa, perché i grandi velocisti finiscono per batterlo. Il ciclismo bergamasco rispecchia un po’ quello che è l’andamento del ciclismo italiano. In questo momento siamo in un periodo non dico di crisi ma sicuramente non molto espansivo. Speriamo che le cose migliorino nell’immediato futuro”.
Jai Hindley è il primo australiano a vincere la Corsa Rosa (credits: Giro d’Italia/Twitter)