In ogni partita c’è un prima e un dopo. A Bergamo, indipendentemente dal risultato che matura al triplice fischio, c’è il pubblico che fa della fede e della passione la sua dottrina. La squadra del cuore si ama e sostiene. Soprattutto nei momenti più difficili. E se proprio vogliamo dirla tutta, nella partita casalinga con il Lipsia sarebbe ingiusto dire che la squadra non ha meritato, ma più correttamente riconoscere come non sia riuscita a fare ciò che si era prefissata. Lo spettacolo del pubblico ha soverchiato l’amarezza dell’uscita di scena. Tre stagioni consecutive in Champions, nella prima tra le Top 8 con l’impresa sfiorata con il Paris SG, seguita dagli ottavi con il Real Madrid e quest’anno tra le prime otto di Europa League dopo una fase a gironi condizionata dalle rimonte subite dal Manchester Utd. Insomma, l’Atalanta resta ad alti livelli e può dare continuità al suo ciclo dei sei stagioni da protagonista, in campionato e in Europa. Steve Pagliuca, accanto ad Antonio Percassi, ha toccato con mano cosa significa fede atalantina. Il pubblico della Dea è entrato di diritto nel palcoscenico europeo insieme ai teatri di grande tradizione. Basta questo a comprendere quanto Bergamo meriti l’Europa. Traguardo che la squadra di Gasperini proverà a centrare ancora, convinta – come affermava Vittorio Gassman – di avere un grande avvenire dietro le spalle.
Il muro di colori dell’Atalanta al Gewiss Stadium nel match con il Lipsia (Ph: Alberto Mariani)