La finale di Champions League 2025 sarà ricordata per i valori che Luis Enrique ha impartito alla squadra del Paris Saint Germain e a sua volta espresso a livello personale, facendo finire in secondo piano la clamorosa umiliazione sul campo subita da un Inter svuotata e irriconoscibile. Sul fronte dei vincitori c’è l’evidenza di una interpretazione della partita che nasce dalla cultura del gioco infusa da un vero signore del calcio, un uomo come Luis Enrique che trae forza dai sentimenti e ha trasformato il dolore in una spinta motivazionale ammirevole. Ha saputo rivoluzionare la visione di chi pensava di costruire una grande squadra puntando su nomi eccellenti, leggasi Mbappé, che da soli avrebbero dovuto fare la differenza. E ha lavorato, con la fiducia e la competenza, a creare un gruppo giovane e brillante, composto da gente che possiede non solo qualità tecniche, ma soprattutto le credenziali per stare in campo con la concentrazione e la determinazione richieste per primeggiare. È così, dopo aver regalato la gioia del triplete a Barcellona nel decennio scorso, si è ripetuto a Parigi due anni dopo esservi approdato e avere vinto due campionati e due coppe di Francia. Nel mezzo di questi due straordinari successi, la parentesi quadriennale sulla panchina della Spagna durante la quale ha dovuto misurarsi con la perdita della figlioletta Xana, portata via da un male incurabile a soli 9 anni. Luis Enrique ha detto di sentirsi comunque un uomo fortunato, trovando la forza per andare avanti e pensando a quanto di bello avrebbe continuato a portarsi dietro nel ricordo dei momenti felici trascorsi con la piccola Xana. La storia di questo uomo-allenatore va oltre il calcio. Una lezione di forza, coraggio e amore, racchiusa nelle dichiarazioni a caldo. “Mia figlia è con me dal momento in cui è andata via. Se n’è andata con il corpo, ma spiritualmente è sempre con me e la mia famiglia. Non è che serve una vittoria della Champions per sentirla, nella sconfitta la sento comunque. È meglio ricordare tutto quello di buono che ha portato mia figlia nella nostra vita, piuttosto che pensare a quello che manca“. E mentre il pantografo incideva sulla coppa con le orecchie il nome del Paris Saint Germain e la squadra festeggiava la vittoria in campo, nel settore dei tifosi francesi veniva srotolato uno degli striscioni più belli che si siano mai visti in uno stadio di calcio, con disegnata l’immagine della piccola Xana intenta ad osservare il papà allenatore che pianta sul terreno di gioco la bandiera del PSG, come era accaduto anni fa con il Barcellona. Lui Henrique, travolto dalle emozioni, ha dato un’altra lezione di stile e rispetto, lodando e ringraziando la squadra dell’Inter rimasta in campo fino al termine dei festeggiamenti dopo la consegna della Champions League al PSG, parlando egli stesso di un esempio di sportività e di un insegnamento importante, perché oltre a saper vincere, bisogna saper perdere.
Lo striscione che i tifosi del Paris Saint Germain hanno srotolato al termine della finale di Champions League a Monaco di Baviera