“Gli acquisti di gennaio? Scalvini e Scamacca. Gianluca, se tutto va come speriamo torna ad inizio febbraio“. Luca Percassi, nel corso della presentazione del libro “Amare una Dea“, tra presente e futuro. “Il 22 maggio è un qualcosa che rimarrà per sempre. Quello che si è raggiunto è stato possibile solo a Bergamo. Si parla di “modello Atalanta”, in realtà sono le persone di Bergamo che permettono all’Atalanta di esprimersi a questi livelli. Le parole di Andrea Agnelli ripensando ad oggi ed al cammino in Champions dell’Atalanta? Sappiamo da dove veniamo. Viviamo questo momento al massimo e continuiamo a fare le cose da Atalanta, con grande entusiasmo. Intanto in casa è arrivata la dodicesima nipotina. Il nome? Dea“.
Presso il nuovo gremitissimo spazio Gres Art 671, il curatore Fabio Finazzi e i co-autori Simone Bianco, Davide Ferrario, Nando Pagnoncelli, Giuseppe Remuzzi, Gigi Riva, Pietro Serina e Donatella Tiraboschi per un’autentica festa nerazzurra tra sorrisi e aneddoti “fuori e dentro il testo”. Emozioni e sensazioni messe da ciascuno nero su bianco, da spaccati di storia personale che spaziano dagli anni Novanta a Dublino senza dimenticare le radici ancor più profonde della storia.
“Dopo il famoso Atalanta-Milan di Coppa Italia – ricorda il Presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli – il Milan commissiona un’indagine alla società per cui lavoravo in precedenza. Chi è l’interlocutore? Proprio Daniele Massaro, a cui ho posto la domanda del motivo della mancata restituzione del pallone. Ebbene, non abbiamo più collaborato”. Nel capitolo, raccontato a Simone Bianco, Pagnoncelli si lega alla magica notte di Anfield: “La sera di Liverpool-Atalanta era stata fissata un’assemblea dalla Cei dopo la quale ho fatto presente di aver rinunciato alla mia vera fede. La risposta è stata la proposta di organizzare questi incontri in concomitanza delle partite europee della Dea visto che aveva portato fortuna. Percentuali scudetto? Evitiamo“.
C’è poi il regista Davide Ferrario che ammette di calendarizzare la produzione dei film in base alle partite dell’Atalanta e che, in occasione del debutto in Champions del 2019 (lo 0-4 a Zagabria) si trovava in compagnia di Harvey Keitel, ma “alla Dea non si rinuncia. Diego Abatantuono? Siamo grandi amici, lui si organizzava a seconda delle gare del Milan. Gli ho regalato una maglia dell’Atalanta con il suo nome, mi ha mandato la foto con la minaccia di togliermi il saluto qualora l’avessi diffusa“.
Il Prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri si rifà a Dublino e a quel filo diretto con il romanista Mario Draghi: “Ero a casa del mio amico Massimo Biza – sorride -, dopo il secondo gol di Lookman mi chiama Draghi e dopo il terzo mi manda un messaggio a cui non ho risposto per scaramanzia. Dopo il trionfo però l’ho chiamato e ne è nata una piacevolissima telefonata“. Gigi Riva, inviato di guerra, riporta alla memoria a Sarajevo e a quell’Atalanta – Juventus 2-1 (gol di Carlo Perrone e Maurizio Ganz), un successo ascoltato attraverso “Tutto il calcio minuto per minuto”, nella casa il cui proprietario era un tifoso bianconero e del Real Madrid”.
Se Pietro Serina si sofferma su episodi come un’avventurosa trasferta a Crotone, Donatella Tiraboschi – agli inizi con Elisa Persico, Siria Magri una delle poche donne a scrivere di calcio – ha ripensato ad un aneddoto scolastico: “Le mie compagne – sorride – erano impazzite per Antonio Cabrini, ma non sapevano nulla di calcio. Io conoscendolo ed avendolo intervistato chiaramente mi sono sentita “importante”. Loro erano tra le tante a scrivergli le lettere, le stesse che la mamma, tempo dopo, mi aveva confessato d’aver buttato perché ne arrivavano troppe ogni giorno“.
All’evento, presenti tra gli altri, gli ex atalantini Adelio Moro, Daniele Filisetti e Angelo Zambetti.
Luca Percassi, ad Atalanta, con Fabio Finazzi durante la presentazione del libro “Amare una Dea” (Ph: Pernice Editori)