Milano, 5°
Eventi 25 Novembre 2025di Riccardo Bisti

Italia epicentro del tennis, non solo per la Davis

Matteo Berrettini e Flavio Cobolli hanno sfruttato i vantaggi del regolamento, portando all’Italia la quarta Coppa Davis della sua storia. Non è stata un’impresa sul piano tecnico, ma restiamo comunque il Paese leader del tennis maschile.

È più che giusto celebrare il successo dell’Italia in Coppa Davis, il terzo consecutivo. Però c’è un equivoco, ed è onesto segnalarlo. Oggi l’Italia è l’epicentro del tennis mondiale, sia a livello tecnico che sul piano organizzativo, con le ATP Finals a Torino (in Italia fino al 2030) e le finali di Coppa Davis a Bologna. Ma non è il successo bolognese a certificarlo. L’attuale formato della competizione (nato dalle macerie della disgraziata riforma del 2018) non permette in alcun modo di valutare lo stato di salute di un movimento. Per vincerla basta un giocatore, al massimo un giocatore e mezzo, ed è profondamente antisportiva. A noi va bene perché si tratta dell’Italia, ma non accettabile che la nazione ospitante sia ammessa direttamente ai quarti di finale, schivando del tutto i rischi (e i disagi logistici) dei due turni di qualificazione, il primo a febbraio e il secondo a settembre. E giocare tutte le partite in casa è un altro vantaggio importante, di cui la premiata ditta Berrettini & Cobolli si è nutrita nella settimana di Bologna. Insomma, abbiamo vinto la Coppa Davis giocando la miseria di sei partite, tutte in singolare, evitando il doppio di spareggio contro Austria, Belgio e Spagna in finale. Per intenderci, nel primo successo (quello del 1976) l’Italia dovette affrontare sei avversarie, per un totale di 29 partite. Chiaro che i successi non si possono paragonare. Ed è onesto segnalare che la classifica media dei sei avversari battuti è di 85, con il meglio piazzato (lo spagnolo Jaume Munar) ad occupare la 36esima posizione. Per carità, è lecito strizzare l’occhio alla retorica ed esaltare questi ragazzi, capaci di far gioire oltre 5 milioni di persone grazie alla diretta televisiva su Rai Uno. Ma il valore tecnico dell’impresa, in tutta onestà, non è straordinario. È altrettanto onesto ricordare che i giocatori non hanno alcuna responsabilità, né per il brutto regolamento, né per la pochezza altrui. Matteo Berrettini e Flavio Cobolli sono scesi in campo con il mirino puntato sulla schiena, poiché avevano una doppia pressione: da una parte l’obbligo morale di vincere contro avversari peggio piazzati, dall’altra il compito di sostituire Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, i nostri due migliori giocatori, che con tempi e modalità diverse avevano annunciato il forfait. Non era facile, insomma: ma se Berrettini ha esperienza sufficiente per gestire queste cose, l’Insalatiera del 2025 avrà il volto di Flavio Cobolli, autore di due vittorie emozionanti contro Zizou Bergs e Jaume Munar. Il primo ha avuto sette matchpoint nel clamoroso tie-break del terzo set, il secondo è stato avanti di un set e di un break. Ma “Cobbo”, come lo chiamano gli amici, non si è disunito e ha continuato a lottare, mostrando un carattere d’acciaio nei momenti importanti, e prendendosi la rivincita più bella dopo la (dolorosa) mancata convocazione dell’anno scorso. Oggi l’Italia del tennis ride, capitan Volandri e i suoi ragazzi si prendono le prime pagine, ma il momento d’oro dell’Italia è raccontato da altre cose. Per esempio, gli otto azzurri tra i top-100 ATP, le vittorie e i record di Jannik Sinner e una vivacità organizzativa che non è fatta solo di grandi eventi, ma di decine di tornei internazionali sparsi per il territorio. Un circolo virtuoso che si è autoalimentato grazie ai giocatori, i quali hanno dato vita a una sana competizione interna, alimentata dallo stimolo reciproco a superarsi l’uno con l’altro, senza mai mancare di rispetto, anzi, conservando sincera amicizia. È questo, più di qualsiasi altra cosa, il segreto che ha permesso all’Italia B di vincere un trofeo che ha perso il suo valore, ma rimane di enorme fascino. Insomma, è bene godersi questo momento: la Valanga Azzurra, oggi, ha le sembianze dei nostri tennisti.

L’Italia vince la quarta Coppa Davis della sua storia (credits: X Davis Cup)