Il Gran Premio di Spagna di MotoGP si è disputato senza il campione del mondo in carica. Che è spagnolo. Mentre il pubblico di Jerez de la Frontera ha salutato domenica scorsa la grande impresa di Alex Marquez, dopo aver celebrato il giorno prima l’ennesimo exploit stagionale in una Sprint Race da parte del fratello Marc, il weekend di gara iberico è stato inevitabilmente velato di malinconia per Jorge Martin, quasi scomparso dagli orizzonti collettivi dopo mesi e mesi di calvario culminati nel rovinoso e iellatissimo incidente di Lusail. Da cui peraltro non è ancora del tutto chiaro il quadro di possibili conseguenze e strascichi.
Avevamo lasciato Martin un paio di settimane prima in Qatar, reduce dalla caduta nella sua prima gara stagionale con il numero 1 sulla carena e lo spaventoso urto con la moto di Fabio Di Giannantonio. Diverso tempo è passato, ma da allora il campione spagnolo è sempre rimasto fino allo scorso weekend nell’ospedale di Doha, alle prese con il brutto pneumotorace che ha subito in pista. È tornato a casa sua, a Madrid, solo nel corso della giornata di sabato. Ossia nelle stesse ore in cui i suoi colleghi erano impegnati nel programma di gara del weekend. Sempre in Spagna, ma a Jerez. E soprattutto a caccia di punti e vittorie: qualcosa che per il grande protagonista della MotoGP rappresenta ad oggi solo un amaro ricordo.
Va da sé che in situazioni del genere è sempre opportuno vedere il bicchiere mezzo pieno, ma – anche se indubbiamente il quadro dopo Lusail sarebbe potuto essere ben peggiore – le gocce di cui dispone ad oggi Martin sono tutt’altro che abbondanti. A partire dal fatto di non aver avuto nemmeno il modo di rimpatriare con un aereo normale: troppo pericoloso per i suoi polmoni. È infatti con un volo medico, con tutta l’assistenza professionale del caso. A quel punto, con l’incubo finalmente alle spalle, si è finalmente potuto concentrare sul futuro con un po’ di nozione di causa in più.
Sì, perché le vicissitudini del campione del mondo non saranno ancora finite. Angel Charte, direttore medico della MotoGP, ha spiegato che la convalescenza di Martin sarà ancora lunga. Intanto bisogna tenere sotto attenta osservazione il polmone lesionato, e che dopo essersi riespanso deve essere al riparo da possibili riaperture della pleura viscerale e di quella parietale. Senza dimenticare che oltre a questo problema c’erano anche le ben undici fratture alle costole da cui recuperare. E proprio gli esami cui si è nel frattempo sottoposto hanno evidenziato che di undici ne restano ormai solo tre.
Dal canto suo Martin non ha nessuna intenzione di abbattersi, e già appena uscito dall’ospedale del Qatar si era fatto fotografare al fianco della fidanzata Maria con un ampio sorriso: «Ancora ho tantissimo dolore, ma tutto è sotto controllo», aveva scritto su Instagram. La pista, insomma, è al momento ancora lontanissima e non potrebbe essere altrimenti. Ma in Aprilia il sostegno al proprio numero 1 è assoluto, come dimostra la sua sostituzione con Lorenzo Savadori e non quindi un pilota che ne prenda le veci come fulcro tecnico del team.
«Con Savadori cercheremo di sviluppare la moto il più possibile, in modo da consegnare a Jorge il miglior materiale di cui disponiamo quando potrà tornare. Intanto lui proseguirà il suo recupero circondato da chi gli vuole bene, dal padre Angel alla fidanzata Maria. Tornare a casa sicuramente lo aiuterà, poi con calma valuteremo i tempi del suo recupero. Ora è ancora davvero troppo presto per sbilanciarsi», ha dichiarato Massimo Rivola. L’Aprilia, insomma, aspetta e abbraccia Jorge Martin. Che ha sì dovuto sopportare un Gran Premio di Spagna senza la sua presenza, ma che finalmente in Spagna c’era. A casa sua. E in un ambiente finalmente familiare e confortevole. Ripensando ai recenti fatti, e al colossale rischio di Lusail, probabilmente va già benissimo così.
Jorge Martin in occasione della presentazione dell’Aprilia Racing Team (credits: Aprilia Racing Team)