In questo momento, contro Lecce e soprattutto contro il Milan, l’Atalanta è quella del “vorrei ma non riesco”. I nerazzurri hanno perso 4 delle ultime 5 partite ufficiali ma se Sassuolo (espulsione di Maehle) e Inter (qualche cambio di formazione iniziale) si sono rivelate partite giocate non benissimo ma che si potevano anche chiudere in altro modo, contro il Lecce e il Milan l’involuzione, rispetto alla scintillante prova con la Lazio, è stata netta.
La differenza tra queste due partite è che contro i salentini i numeri hanno evidenziato come la partita si poteva anche vincere (e la Lazio con la Sampdoria dimostra che non bisogna per forza giocare bene per ottenere i tre punti), ma restano due prestazioni non convincenti sul piano del gioco, della manovra, dell’intensità e delle soluzioni proposte. C’è però da sottolineare un aspetto che sembra secondario e invece non lo è: anche non riuscendo a convincere nei 90 minuti, l’Atalanta non cambia mai la sua propensione alla costruzione del gioco. I nerazzurri non smettono di provarci, l’impronta è ormai chiara e anche se in gare come quella contro il Milan si capisce subito che non è giornata la squadra orobica nel corso dei 90 minuti continua a cercare il bandolo della matassa. Certo, in alcuni casi questo può essere un limite perché saper cambiare spartito è una fortuna quando le cose non girano (Pioli docet), ma va anche detto che non farsi mettere in soggezione dal fatto che le cose non girano come vorresti è sinonimo di personalità: capisco che non sto facendo quello che vorrei, non smetto di farlo cercando soluzioni diverse che non sono nelle mie corde ma continuo a provarci. Fino alla fine.
Anche nel momento in cui Gasperini ha inserito Boga per Ederson passando al tridente non ci sono stati grandi cambiamenti, il problema già contro il Lecce ma che si è visto nettamente contro il Milan è che se sbagli tanto dal punto di vista tecnico e sei in apnea da quello fisico, puoi proporre qualsiasi tipo di gioco ma le cose sono destinate a girare maluccio. Nel bene e nel male, l’Atalanta ha una sua identità che quando si vince e si offrono prestazioni come contro la Lazio esaltano l’ambiente per la bellezza di quanto viene proposto, al contrario succede di non capire il perché di certi passi falsi (sul piano della prestazione, non del solo risultato), ma sempre con la certezza che Gasperini e i suoi ragazzi non cambiano strada ma cercano di percorrere meglio quella già conosciuta.
L’esultanza del gruppo atalantino dopo la vittoria sulla Lazio all’Olimpico (credits: atalanta.it)