Olimpiadi, la missione (im)possibile di Federica Brignone. La detentrice della Coppa del Mondo di sci farà di tutto per essere sulle Tofane di Cortina (dal 6 al 22 febbraio 2026), tuttavia la speranza, gli auspici e i sogni devono lasciare molto più di uno spiraglio a ciò che suggerisce la realtà. La 35enne fuoriclasse di La Salle ha rilasciato un’intervista a “La Repubblica” nella quale, raccontando la sua quotidianità, ha fatto emergere il vero succo: “I cinque cerchi? La salute viene prima”. Lapalissiano, forse. Ma è sempre bene ribadire il concetto. Perché, se come capitato a Fede, all’ultima gara stagionale – nella seconda manche di un gigante con lo scudetto in tasca – il ginocchio si frantuma, volente o nolente la salita si fa subito aspra. E con essa una corsa contro il tempo, utile o inutile a seconda dei punti di vista. Perché appunto, il benessere fisico va anteposto al grande evento. Il crac di Brignone, del resto, non ha avuto solo ripercussioni sul corpo dell’atleta ma anche sulla testa. Ed è quella una parte focale del discorso. Perché prima del “maledetto” 3 aprile in Val di Fassa, non c’erano stati gravi incidenti nel suo percorso; dall’altro lato è altrettanto vero che, di conseguenza, non si ha già la “scorza dura” di chi sa come affrontare la faccenda essendoci già passato. E viene naturale pensare a Sofia Goggia, costretta ben 12 volte a stop di varia natura e a 8 interventi chirurgici. Perché anche la compagna di squadra farebbe carte false pur di avere la “rivale” al suo fianco non solo in gara, ma anche sul podio (come tante volte accaduto anche nell’ultima stagione). Ma proprio colei che in 21 giorni risalì da un tremendo infortunio per mettersi al collo l’argento in discesa a Pechino 2022, che compirà 33 anni il prossimo 15 novembre, ha già fatto capire il prossimo obiettivo ovvero la Coppa del Mondo generale. Non è una strategia per nascondere l’evento ampezzano e neppure per togliersi la pressione, piuttosto qualcosa di ragionato con sale in zucca. Impensabile concentrare tutte le energie su una sola kermesse. Anche perché quante dopo aver vinto un titolo olimpico si sono ripetute? Ebbene sì, zero. Ergo, ok l’Olimpiade ma che non diventi un’ossessione o la sola ragione. Non solo dell’annata, ma anche dell’ultima parte della carriera. Anzi di due cammini irripetibili. Perché l’aggettivo in questione, accostato al termine “carriera” vale per Sofia Goggia e vale per Federica Brignone. Perché se per la finanziera si potrebbe pensare di scrivere la storia per l’ennesima volta e di farlo come nessuno prima, per la carabiniera c’è ben altro su cui concentrarsi. Fare il miracolo per essere al cancelletto? Per quale motivo? Per esserci anche con il rischio di finire a distanze siderali dal podio? Per andare oltre i limiti rischiando l’inverosimile pagando eventualmente dazio giorno dopo giorno? No. Non per niente Brignone pone saggiamente un freno: “La mia salute vale molto di più di un evento sportivo, e questo deve essere molto chiaro, nella mia testa lo è già. Non sono pronta per una gara a rinunciare a fare tutto nella vita, a sentirmi dire “non potrai mai più sciare” o magari “non riuscirai mai più a correre o camminare in montagna”. Per poi aggiungere, giusto per puntualizzare alla voce “motivazione”: “Voglio dire io basta, non essere costretta da un infortunio. Anche questo deve essere chiaro“. Così ragionano i fuoriclasse. Ben oltre le malelingue, le sentenze anticipate o gli strilli tipici della giungla dei social. Testa bassa e pedalare. Tappandosi pure occhi e orecchie, servisse. Non sarà il 2026? Potrebbe essere il 2027, con Mondiali di Crans Montana annessi. Potrebbe, appunto. Noi possiamo solamente usare il condizionale, a certe latitudini sono i campionissimi a decidere come, dove e quando. Gli altri possono solo attendere, possibilmente riflettere. Certamente tifare e tenere le dita incrociate. Spellandosi le mani per applaudire talenti rari, esempi unici.
Federica Brignone con la Coppa del Mondo, vinta due volte (Ph: Pentaphoto/FISI)