La sollevano in tre la coppa. Djimsiti, in campo con la fascia di capitano, insieme ai due capitani di lungo corso Toloi e de Roon. Poi passata a Gasperini, al presidente Antonio Percassi e al co-chaiiman Jopesh Pagliuca, e tutti insieme al gruppo squadra sulle note di “We are the Champions”. La gioia è di tutti, collettiva, irrefrenabile. Traguardo di un percorso che la famiglia Percassi ha iniziato 14 anni fa, gli ultimi otto condividendo con Gian Piero Gasperini un progetto ambizioso nella sua straordinaria umiltà ispirata allo spirito tutto bergamasco di conseguire con il sacrificio i risultati. Gli obiettivi si costruiscono con il metodo e l’abnegazione. L’esempio dell’Atalanta fa bene al calcio giocato e a chi vive la passione per il calcio. Offre una credibilità e una prospettiva nuova allo sport più amato, dimostrando come sia possibile valorizzare le capacità e il talento fino a raccogliere i meriti, con una gestione sana e oculata. L’Atalanta non è una corazzata ma una squadra che interpreta il calcio con uno spirito e una visione innovativi, orchestrata da chi le regole tattiche le ha sovvertite da tempo, riuscendo a fare breccia e scuola anche nei plurititolati club europei. Grazie a Gian Piero Gasperini, il presidente atalantino Antonio Percassi ha permesso all’Atalanta di ambire a una prospettiva internazionale. È stato lui stesso a parlare di un sogno che si è realizzato. A renderlo concreto hanno concorso tutti gli attori della filiera societaria fino ai tifosi, categoria della quale una squadra che rappresenta una città come Bergamo non può fare a meno. Agli ottomila presenti allo stadio di Dublino è stata mostrata la coppa. Un segno di riconoscenza e una lezione per comprendere una volta di più che i traguardi si raggiungono insieme. Soprattutto quando si è una realtà di provincia, che ha sempre dimostrato di emergere con la laboriosità e l’impegno a non mollare mai.
I giocatori dell’Atalanta sollevano l’Europa League appena ricevuta dalla UEFA (Ph: A. Mariani)