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Outdoor 14 Settembre 2025di Eugenio Sorrentino

Marta Zenoni dal capolavoro alla squalifica nei 1500

Lo sprint a denti stretti e la grande rimonta di cui è stata protagonista sul rettilineo che portava al traguardo della seconda semifinale mondiale dei 1.500 non sono bastati a fare gioire Marta Zenoni. In una gara troppo lenta per le sue leve e con un gruppo in cui le atlete sono venute a contatto più volte, la ventiseienne mezzofondista bergamasca aveva guadagnato l’accesso alla finale partendo decisa ai 1.200 metri, rimontando e chiudendo al sesto posto in 4:08.35. Felicità spezzata dalla notizia della squalifica decisa dalla giuria della World Athletics a seguito del ricorso presentato dalla federazione tedesca per un contatto di braccia avvenuto a due giri dalla fine con Nele Wessel, che era caduta e si è poi classificata dodicesima. A nulla è valso il controricorso della federatletica azzurra. Marta Zenoni è stata esclusa dalla finale per jostling, ovvero per una spinta, proprio a beneficio della concorrente tedesca che beneficia del ripescaggio ed è stata ammessa alla finale dei 1.500 in programma martedì 16 settembre. Inutile aggiungere che il traguardo meritatamente raggiunto da Marta Zenoni in pista avrebbe significato tanto per le persone che in lei hanno creduto, a cominciare dal suo mentore Achille Ventura e dalla società Atletica Bergamo 1959 Oriocenter in cui è cresciuta e con cui si è affermata prima di passare alla Luiss. Eliminata anche Gaia Sabbatini, undicesima in 4:12.93 nella prima semifinale, più veloce ma altrettanto movimentata, con l’etiope Freweyni Hailu a terra nelle fasi iniziali e l’azzurra costretta a evitarla prima di perdere terreno. Ha vinto con il miglior crono del turno la keniana primatista mondiale Faith Kipyegon (4:00.34).

La maschera di Marta Zenoni negli ultimi metri della seconda semifinale mondiale dei 1500 sulla pista di Tokyo (Ph: Grana/Fidal)